Stiamo Ritornando alle Indulgenze? Rev. Tony Cooke

Stiamo Ritornando alle Indulgenze?
Rev. Tony Cooke

Uno dei film che ho apprezzato di più in questi ultimi anni ha riguardato il ministero di Martin Lutero nel periodo in cui egli introduceva e guidava la Riforma Protestante (il titolo di quest’opera del 2003 è “Luther”). Nel film viene chiaramente evidenziata la sofferenza del monaco riguardo alla pratica non scritturale delle indulgenze. Il libro “Pocket History of the Church” (“Storia della Chiesa – Tascabile” – ndt) dice che le indulgenze “… autorizzate dall’autorità papale nel 1411, erano iniziate addirittura nell’undicesimo secolo con l’insegnamento secondo il quale il pio servizio nelle Crociate avrebbe ridotto il soggiorno di una persona nel purgatorio. Nel quindicesimo secolo la garanzia di una diminuzione della permanenza in purgatorio in cambio di denaro divenne una componente regolare nella tecnica di raccolta di fondi per il papato”.

Tuttavia, l’idea di “comprare le benedizioni” non iniziò nel Medio Evo. Già in Atti 8, infatti, Simone il Mago fece a Pietro un’offerta che questi rifiutò (a motivo della propria integrità)!

Atti 8:18-22

18 Or Simone, vedendo che per l’imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo, offrì loro del denaro, 19 dicendo: «Date anche a me questo potere, affinché colui sul quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo».
20 Ma Pietro gli disse: «Vada il tuo denaro in perdizione con te, perché tu hai pensato di poter acquistare il dono di Dio col denaro. 21 Tu non hai parte né sorte alcuna in questo, perché il tuo cuore non è diritto davanti a Dio. 22 Ravvediti dunque da questa tua malvagità e prega Dio che, se è possibile, ti sia perdonato il pensiero del tuo cuore».

Il Nuovo Testamento nella versione Modern English traduce il versetto 20 così: “All’inferno tu e il tuo denaro!”. La J.B. Phillips dice che la frase appena citata “è esattamente ciò che il versetto significa nel greco originale”; anche la Message Bible e la traduzione Good News riportano una simile espressione linguistica. Allo stesso modo oggi il termine “simonìa” si riferisce non solo alla pratica dell’acquisto di uffici ecclesiastici, ma è usato spesso anche per indicare qualsiasi tipo di commercio di articoli sacri.

Tutti noi sappiamo che dare decime e offerte è una parte importante degli insegnamenti biblici, e sappiamo altresì che è necessario denaro affinchè le chiese e i ministeri possano operare; ma un serio problema emerge quando si dà l’impressione che ogni benedizione, ogni risultato, ogni miracolo e addirittura ogni risposta alla preghiera siano condizionati dal contributo economico donato. Forse oggi non stiamo cercando di diminuire il nostro tempo di soggiorno in purgatorio, né tentiamo di riscattare quello di un nostro parente attraverso una donazione, ma non credi che sia comunque una questione seria il fatto che le persone vengano condotte a credere che ogni benedizione e soluzione sia in qualche modo legata al denaro?

Tempo fa, in un programma televisivo, ho udito un ministro esaltare le virtù del numero “sette” mentre lo si ritrovava nei diversi racconti biblici. Per qualche motivo egli arrivò alla conclusione che, poichè quell’anno era il 2007, gli spettatori avrebbero dovuto essere guidati da Dio nel donare una certa cifra di denaro affinchè potessero ottenere una svolta nella loro vita. Tuttavia, non lo sentii incoraggiare le persone a inviare un’offerta di 7 $ (conclusione logica, se vi fosse realmente stato un remoto collegamento tra la somma da donare e il numero dell’anno del calendario). Per chissà quale ragione, venivano consigliate cifre quali 77 $, 777 $ o 7.777 $. La sua linea di pensiero mi portò a chiedermi se nell’anno 2000 non avessimo dovuto aspettarci alcuna offerta.

Mentre ascoltavo questa astuta presentazione, non potevo far altro che immaginare se Martin Lutero non si fosse chiesto di avere pubblicato le novantacinque tesi invano. Pensai fra me e me: “Ho sentito parlare di ministeri di incoraggiamento, edificazione ed esortazione, ma questa non è altro che sottrazione di denaro dal portafoglio delle persone!”. In seguito, mi domandai anche come mai tutte queste presentazioni terminassero sempre con la frase: “Vai a prendere il tuo telefono”, e non invece con la seguente: “Vai alla tua chiesa”.

Recentemente ho sentito parlare di un ministro che diceva: “Tu puoi ricevere informazioni da tutti, ma puoi ricevere rivelazione solo da un ministro al quale semini denaro”. Allora ho pensato: “Se fosse realmente così, nessuno di noi potrebbe ricevere alcuna rivelazione dagli scritti di Paolo, perchè nessuno di noi potrà mai donargli un’offerta”.

Esattamente così come non mi piacciono alcune cose che vedo e che sento (e so che questi sono solo un paio di esempi fra centinaia), devo comunque sottolineare quanto io sia grato per pastori, missionari e altri bravi ministri che condividono il Vangelo e la Parola di Dio in modo chiaro, con semplicità e sincerità. Grazie a Dio per coloro che mantengono limpide le acque!
Benedizioni Senza Denaro

Mi sono sentito risollevato nel ricordare Isaia 55:1-2: O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, e voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro e senza pagare vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, e l’anima vostra gusterà cibi succulenti.

Per cortesia, sappiate che non sono contrario alle donazioni! Le chiese, i missionari e i ministeri hanno bisogno di contributi finanziari per operare e per adempiere il Grande Mandato! Finché manterremo la consapevolezza che le più grandi benedizioni di Dio sono doni liberi, noi potremo dare con un cuore giusto e con la giusta motivazione, ed eviteremo di subire pressioni, manipolazioni o sfruttamenti! Quali sono alcuni sani princìpi del Nuovo Testamento riguardo all’offerta?

  1. I credenti devono donare SE STESSI. In 2 Corinzi 8:1-5, Paolo descrisse la grande generosità dei Macedoni, e disse (versetto 5): ma si sono dati prima al Signore e poi a noi per la volontà di Dio”. L’offerta non era solo un rituale religioso, ma era anche il riflesso di una vita totalmente dedicata a Dio.
  2. I credenti devono donare in modo REGOLARE. Paolo disse (1 Corinzi 16:2): Ogni primo giorno della settimana, ciascuno metta da parte per conto suo ciò che può…”. L’offerta sistematica e regolare porta stabilità nelle chiese e stimola maturità e responsabilità nei credenti.
  3. I credenti devono donare in modo PROPORZIONATO. Se continuiamo la lettura di 1 Corinzi 16:2, notiamo: Ogni primo giorno della settimana, ciascuno metta da parte per conto suo ciò che può in base alle sue entrate…”. Le offerte dovevano essere proporzionate in base alla prosperità di ciascuno.
  4. I credenti devono donare GENEROSAMENTE. Proverbi 11:25 dice: La persona generosa si arricchirà e chi annaffia sarà egli pure annaffiato”. Ricorda che questo non si applica soltanto al denaro. Noi possiamo essere generosi anche con il nostro tempo, i nostri talenti, il nostro incoraggiamento verso gli altri, ecc.
  5. I credenti devono donare VOLONTARIAMENTE. In Esodo 35:5, Mosè disse: Prendete tra di voi un’offerta all’Eterno; chiunque è di cuore generoso recherà un’offerta all’Eterno…”.
  6. I credenti devono donare DELIBERATAMENTE. Uno dei miei versetti preferiti sull’offerta è sempre stato 2 Corinzi 9:7, che dice: Ciascuno faccia come ha deliberato nel suo cuore…”. Il dono dovrebbe essere libero e intenzionale, non dettato dalla pressione, dalla spinta pubblicitaria o dalla manipolazione.
  7. I credenti devono donare ALLEGRAMENTE. La seconda parte di 2 Corinzi 9:7 dice: … perché Dio ama un donatore allegro”.  La parola “allegro” in questo caso deriva dalla parola greca hilaros, da cui deriva la nostra parola italiana (ndt) ilare. Donare dovrebbe realmente essere una gioia!
  8. I credenti devono donare con RESPONSABILITA’. Quando tocchiamo l’argomento delle finanze, tocchiamo un principio di responsabilità. Dobbiamo essere responsabili non solo del 10%, ma anche del 90%, sia nel dare la decima alla nostra chiesa locale, sia nell’assicurarci che il Grande Mandato (Matteo 28:19-20) venga adempiuto.
  9. I credenti devono donare con ASPETTATIVA. Molte Scritture (es. Ecclesiaste 11:1-3, Luca 6:38, ecc.) trattano l’argomento della benedizione in connessione con l’offerta, sottolineando che noi dovremmo donare avendo aspettative nel nostro cuore.
  10. I credenti devono donare con ADORAZIONE. La vera donazione è molto di più che un’operazione finanziaria; è un atto di adorazione verso Dio. In Deuteronomio 26:10-11, il popolo di Dio venne istruito in questo modo (riguardo alle offerte): … Le deporrai quindi davanti all’Eterno, il tuo DIO, e ti prostrerai davanti all’Eterno, il tuo DIO; e gioirai,… per tutte le cose buone che l’Eterno, il tuo DIO, ha dato a te e alla tua casa”.

Concludiamo

Insegnamenti o comportamenti scorretti non dovrebbero mai trattenerci dall’operare in modo giusto! C’è stato un momento nell’Antico Testamento, in cui Dio diede istruzioni a Mosè per costruire un serpente di bronzo e metterlo su un’asta (Numeri 21:8-9). Esso simbolizzava Cristo sulla croce, e chiunque lo avesse guardato sarebbe stato guarito. Tuttavia, in tempi successivi, venne fatto abuso di quel simbolo. In 2 Re 18:1-8, il Re Ezechia distrusse il serpente di bronzo perchè i figli di Israele avevano iniziato ad adorarlo, anzichè adorare Dio. Ciò che Dio intendeva essere una benedizione per i figli d’Israele, divenne una pietra d’inciampo di idolatria! Più tardi, comunque, Gesù disse (Giovanni 3:14-15): E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.

Gesù non ha buttato via il bambino con l’acqua sporca! Anche se un re timoroso di Dio dovette distruggere ciò che era stato corrotto, Gesù fu capace di guardare aldilà della distorsione, riportare il proposito originale di Dio e reclamare la verità di ciò che Dio voleva trasmettere originariamente. La mia preghiera è che noi tutti possiamo essere molto forti nel vedere in modo corretto attraverso la confusione e la distrazione, mentre adempiamo il proposito originario di Dio in ciò che Egli ci ha chiamati a essere e a compiere!

 

Un Vangelo di Irresponsabilità?

Tony Cooke ItaliaUn Vangelo di Irresponsabilità?
Rev. Tony Cooke

Nel corso dei miei viaggi, mi sta capitando di sentire sempre più spesso un pensiero che circola all’interno del Corpo di Cristo riguardo a una “comprensione” della grazia che sembra stia facilitando e promuovendo un senso di irresponsabilità nelle persone. Alcune applicazioni di questo concetto includerebbero:

  • “A motivo del fatto che sono salvato per grazia, non importa se pecco oppure no, perchè Gesù si è già preso i miei peccati su di sè – essi sono già coperti per grazia”.
  • “Io non sono sotto la legge, quindi non devo dare la decima. Posso solo dare semplicemente quanto voglio”.
  • “Non è realmente importante che io frequenti o che io sia membro di una chiesa locale o no, purchè io sia una parte del Corpo Universale di Cristo”.

Prima di affrontare queste linee di pensiero, credo che sia importante riconoscere che alcune persone in passato abbiano operato secondo erronee percezioni di Dio. Queste persone sono state sottoposte a una forma di legalismo – a una schiavitù che le ha condotte a pensare di essere salvate per la fede in Cristo più qualcos’altro. A esempio: la fede in Cristo più il non commettere alcun errore; la fede in Cristo più il dare la decima; la fede in Cristo più il frequentare la chiesa perfetta o il fare buone opere. Facendo così, esse non hanno mai compreso nè riposato sul fatto che la nostra salvezza e il nostro perdono siano una questione di fede in Cristo più nient’altro.

Esse non hanno mai conosciuto la natura del dono di Dio o il vero riposo donato da Colui che ha detto (Matteo 11:28-30): “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime. Poiché il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero!”.

Quando un individuo realizza: “Io sono salvato per grazia mediante la fede, e ciò non viene da me, ma è il dono di Dio…” lui o lei potrebbe maturare dei risentimenti riguardo a qualsiasi percezione precedentemente formata nei confronti di Dio quale “tiranno”… come Uno che in passato li avesse “spinti” o sottoposti a costrizione per assolvere certe richieste – per esserne all’altezza – al fine di essere accettati da Lui. Non appena essi però si liberano dalle catene di un tale modo di pensare legalistico, rischiano di finire nel fosso dall’altra parte della strada, pensando che qualsiasi tipo di disciplina o di obbedienza sia una forma di schiavitù, e che come tale debba essere rifiutata. In sostanza, buttano via il bambino insieme all’acqua sporca.

Paolo ha insegnato una dottrina molto profonda sulla grazia, ma non era una grazia che promuovesse l’irresponsabilità o una vita peccaminosa. La grazia, allora come adesso, è stata maleinterpretata e distorta. In Romani 6:1 e 6:15, Paolo chiese: “Rimarremo nel peccato, affinchè abbondi la grazia?” e “Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia?”. A entrambe le domande, Paolo rispose con un enfatico: “Niente affatto!”.

Paolo è stato così frainteso (io credo, in particolar modo, proprio riguardo alla grazia) che Pietro si riferì agli scritti di Paolo nel seguente modo: “Alcuni dei suoi commenti sono così difficili da comprendere, che coloro che sono ignoranti e instabili torcono le sue lettere per dare ad esse significati completamente diversi, esattamente come fanno con altre parti della Scrittura. E questo risulterà a loro perdizione” (2 Pietro 3:16, New Living Translation – ndt).

I Galati erano grandemente intrappolati nel legalismo, e Paolo desiderava ardentemente che essi comprendessero la grazia di Dio (Galati 2:16). Allo stesso tempo, però, lui non voleva che essi andassero all’altro estremo. Egli disse quindi a questo confuso gruppo di credenti: “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà; soltanto non usate questa libertà per dare un’occasione alla carne, ma servite gli uni gli altri per mezzo dell’amore” (Galati 5:13).

L’epistola di Tito è stata chiamata “Il Libro delle Buone Opere”. In questa lettera scritta a un giovane pastore, Paolo ricordò a Tito che la sola grazia di Dio è la fonte della nostra salvezza (3:4-7): “Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini, egli ci ha salvati non per mezzo di opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, affinchè giustificati per la sua grazia, fossimo fatti eredi della vita eterna, secondo la speranza che abbiamo.”.

Questo stesso libro, che mostra così chiaramente che le opere non sono la causa della nostra salvezza, chiarisce altresì palesemente che, al contrario, le opere (le buone opere) sono un risultato molto appropriato della nostra salvezza:

  • Tito 2:7 – “…presentando in ogni cosa te stesso come esempio di buone opere…”
  • Tito 2:14 – “…il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sè un popolo speciale, zelante nelle buone opere.”
  • Tito 3:8 – “…quelli che hanno creduto in Dio abbiano cura di applicarsi a opere buone. Queste sono le cose buone e utili agli uomini.”
  • Tito 3:14 – “Or imparino anche i nostri a dedicarsi a buone opere per i bisogni urgenti, affinchè non siano senza frutto.”

Paolo – l’uomo che ha parlato di più di chiunque altro nel Nuovo Testamento riguardo alla grazia – stava dicendo a Tito di mettere i credenti sotto un tipo di schiavitù legalistica? Assolutamente no! Paolo comprese che la grazia, mentre impartiva il dono della vita eterna al credente sulla base dell’opera redentiva di Cristo, non era un tipo di porta di accesso alla pigrizia e alla rilassatezza per il credente, ma al contrario, un trampolino di lancio verso una vita di obbedienza. In effetti, la grazia (autorizzazione divina nelle nostre vite) provvede l’impeto – e ne è la base – alla nostra abilità di obbedire a Dio.

Paolo disse inoltre a Tito: “Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, perchè viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente…” (Tito 2:11-12). La vera grazia di Dio non è mai un permesso divino per compiere ciò che è sbagliato. Al contrario, è una responsabilizzazione divina per fare ciò che è giusto!

Come credenti, noi ci rallegriamo giustamente del Vangelo… della buona novella… della dichiarazione del fatto che “Dio ha riconciliato il mondo con sè in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli” (2 Corinzi 5:19). Ma a cosa ci introduce quel dono gratuito? A una vita di autoindulgenza? A una vita di irresponsabilità? Al conformarsi al mondo? A una vita di gratificazione carnale?

Io penso che il modo migliore per comunicare quello che Gesù avesse in mente, è tornare indietro e guardare al Grande Mandato che ci ha dato. Noi abbiamo tutti familiarità con la prima parte di quel comando (Matteo 28:19): “Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…” Ma il versetto immediatamente successivo chiarisce il tipo di vita che Gesù intendeva che avessero coloro che ricevevano il suo dono gratuito… “…insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato.. Gesù non disse: “…insegnando loro che non devono più fare nulla perchè ho già fatto tutto io”. Sì, Egli ha fatto tutto per quanto riguarda l’acquisizione della nostra salvezza per noi, ma a quel punto Egli ci ha chiamati a vite di fermezza, responsabilità e obbedienza.

E’ vero al 100% che le persone non hanno bisogno di vivere in santità per fare in modo che Dio le ami; Lui ci ha amato mentre noi eravamo ancora peccatori. E’ vero che le persone non hanno bisogno di dare la decima o di andare in chiesa per fare in modo che Dio le ami; Lui ci ha amato di un amore eterno indipendentemente dal nostro rendimento o dalla nostra perfezione. Ma ci sono buone opere e uno stile di vita santo al quale siamo stati chiamati, non per meritare la salvezza, ma per manifestare la salvezza.

Quando Paolo parlò a Tito riguardo alle buone opere, disse: “Queste sono le cose buone e utili agli uomini” (3:8). Noi abbiamo la responsabilità di vivere correttamente affinchè altri possano vedere la natura e il carattere di Dio. Noi abbiamo la responsabilità di dare la decima e di offrire generosamente affinchè altri possano udire il Vangelo. Noi abbiamo la responsabilità di essere coinvolti attivamente in una chiesa locale affinchè possiamo avere un luogo per servire e aiutare altri (così come per crescere personalmente). E’ assolutamente vero che è la grazia che ci salva e ci custodisce, ma quella stessa grazia non ci condurrà mai a vivere vite irresponsabili e autoindulgenti!

Faremmo bene a ricordare le parole di Dietrich Bonhoffer, teologo protestante e attivista antinazista, che disse: “La grazia a buon mercato è predicare il perdono senza richiedere il pentimento, predicare il battesimo senza la disciplina di chiesa, la comunione senza la confessione, l’assoluzione senza la personale confessione. La grazia a buon mercato è la grazia senza il discepolato, la grazia senza la croce, la grazia senza Gesù Cristo, vivente e incarnato”.

Possa tu avere sapienza sia nel ricevere che nel manifestare questo dono indescrivibile di Dio!

 

Sezione Umoristica

Sezione Umoristica

Si racconta la storia di alcuni psicologi infantili che volevano osservare come diversi bambini rispondessero davanti a circostanze negative.

Scelsero una stanza e la riempirono di letame di cavallo. Invitando un bambino pessimista a entrarvi, osservarono la sua reazione.

In modo prevedibile, egli si lamentò e si disperò perchè si stava trovando in una stanza piena di letame puzzolente.

Allora vi invitarono un altro bambino, e il piccolo cominciò a correre animatamente per la stanza, scavando nel letame con un tale entusiasmo che meravigliò gli spettatori.

Dopo aver osservato la scena per alcuni minuti, gli chiesero perché fosse così infervorato.

Lui rispose: "Con tutto questo letame, deve pur esserci un pony qui da qualche parte!".

Lucy a Charlie Brown: "Odio tutto. Odio tutti. Odio il mondo intero!".

Charlie Brown disse: "Ma io pensavo che tu avessi una pace interiore".

Lucy replicò: "Io ho una pace interiore. E’ solo che ho ancora una odiosità esteriore".

Mildred, pettegola della chiesa e autoincaricata di monitorare i comportamenti morali della comunità, continuava a ficcare il naso negli affari degli altri. Molti membri non approvavano le sue attività extra-curricolari, ma la temevano abbastanza da mantenere il dovuto silenzio.
Lei commise un errore, tuttavia, quando accusò Henry, un nuovo membro, di essere un alcolizzato dopo aver visto, un pomeriggio, il suo vecchio furgoncino parcheggiato di fronte all’unico bar della città; lei disse in modo molto enfatico a Henry e a diversi altri presenti che chiunque avesse visto il furgoncino lì, avrebbe capito cosa lui stesse facendo.

Henry, un uomo di poche parole, la guardò sbalordito per un momento, e semplicemente si voltò e se ne andò. Non diede spiegazioni, non si difese né negò. Non disse nulla. Più tardi quella sera, Henry parcheggiò il suo furgoncino davanti alla casa di Mildred… se ne andò a casa a piedi… e lo lasciò lì tutta la notte. Voi amereste senz’altro Henry!

Un presuntuoso rappresentante del Dipartimento dell’Agricoltura si fermò presso una fattoria e si rivolse al vecchio contadino: "Devo ispezionare la sua fattoria".

Il vecchio contadino disse: "E’ meglio che lei non vada in quel campo".

Il rappresentante dell’Agricoltura disse con un tono “erudito”: "Io rappresento l’autorità del Governo degli Stati Uniti. Vede questa tessera? Io ho l’autorizzazione di andare ovunque io desideri su qualsiasi terreno agricolo!".

Così il vecchio contadino continuò a svolgere i suoi lavoretti.

Poco dopo, il contadino udì delle forti grida e vide l’uomo del Dipartimento dell’Agricoltura correre verso il recinto; poco dietro di lui c’era il toro da trofeo del contadino. Il toro era più infuriato di un nido pieno di calabroni, e stava guadagnando terreno.

"Aiuto!" gridò il rappresentante al contadino, "Cosa devo fare?" urlò senza speranza.

Il vecchio contadino, infilando i pollici nelle fibbie della sua salopette, gli urlò di risposta: "Gli mostri la sua tessera!".

Danny, un bimbo di nove anni, uscì dalla Scuola Domenicale scalpitando come uno stallone selvaggio. I suoi occhi guizzavano in ogni direzione mentre cercava di individuare la mamma o il papà.
Alla fine, dopo una veloce ricerca, afferrò il suo papà per la gamba e urlò: "Mamma mia, quella storia di Mosè e di tutta quella gente che attraversava il Mar Rosso è stata forte!". Il papà guardò verso il basso, sorrise e chiese al ragazzino di parlargliene.

"Bene, gli Israeliti uscirono dall’Egitto, ma il Faraone e il suo esercito li inseguirono. Così gli Israeliti corsero più veloce possibile finchè arrivarono al Mar Rosso. L’Esercito Egiziano si avvicinava sempre di più. Allora Mosè prese il suo walkie-talkie e disse alla Forza Aerea Israeliana di lanciare le bombe sugli Egiziani. Nel frattempo, la Flotta dei Marines Israeliani costruì un ponte galleggiante affinchè le persone potessero attraversare il mare. E così ce la fecero!”.

A quel punto il papà apparve sconvolto. "E’ QUELLO il modo in cui ti hanno raccontato la storia?".

“Beh, no, non esattamente," ammise Danny, "ma se ti raccontassi quello che ci hanno detto, non ci crederesti mai, papà".

Un uomo che veniva dalle montagne più remote arrivò un giorno in una grande città, e per la prima volta si trovò in piedi davanti a un ascensore. Egli osservò un’anziana e sparuta signora che vi entrava zoppicando, mentre le porte si chiudevano. Qualche minuto dopo le porte si riaprirono e un’attraente, giovane donna vi uscì camminando elegantemente. Il padre gridò al figlio più giovane: "Billy, vai a prendere tua madre!".

Una ragazzina disse alcune bugie ai propri genitori; allora essi si arrabbiarono e la misero a pranzare da sola in un angolo, su un tavolinetto. Non appena iniziarono a mangiare, la udirono recitare la preghiera di ringraziamento per il cibo. Lei disse: “Tu apparecchi la mia mensa al cospetto dei miei nemici”.

In un cartone animato dei "Peanuts" c’erano diversi personaggi che osservavano la formazione di una nuvola e identificavano ciò che vedevano. Lucy immaginò un busto – l’immagine di una testa con le spalle – di Rembrandt. Linus pensò di vedere il contorno della cartina geografica della Nuova Scozia. Charlie Brown, ovviamente intimidito dalle loro descrizioni, disse: “Stavo per dire di aver visto un cavallino e una paperetta…”.

Ecco alcuni commenti di bambini riguardo alla Bibbia:

  • Adamo ed Eva furono creati da un albero di mele.
  • La moglie di Noè si chiamava Giovanna d’Arca.
  • La moglie di Lot era una colonna di sale di giorno, ma una palla di fuoco di notte.
  • Mosè guidò gli Ebrei attraverso il Mar Rosso, dove cucinarono del pane senza lievito, che significa pane senza ingredienti.
  • Gli Egiziani affogarono tutti nel dessert. Dopodichè Mosè salì sul Monte Cianuro e ricevette i dieci emendamenti.
  • Il primo comandamento fu quando Eva disse ad Adamo di mangiare la mela. Il quinto comandamento è umorare tuo padre e tua madre.
  • Mosè morì prima di raggiungere il Canada. Quindi Giosuè guidò gli Ebrei nella battaglia di Geritol (Geritol: medicinale vitaminico per bambini – ndt).
  • Davide combattè contro i Filistones, una razza di popolazione che visse in tempi biblici.
  • Salomone, uno dei figli di Davide, ha avuto 300 mogli e 700 porcospine.
  • Quando Maria udì l’annuncio che sarebbe diventata la madre di Gesù, cantò la Magna Carta.
  • Quando i tre tizi magi arrivarono dall’est, trovarono Gesù in manager. Gesù nacque perché Maria ebbe un’immacolata contrazione.
  • Gesù annunciò la Regola d’Oro, che dice di fare una cosa agli altri prima che gli altri la facciano a te. Egli spiegò anche che ‘l’uomo non vive di sudore soltanto’.
  • Fu un miracolo quando Gesù resuscitò dai morti e riuscì a rimuovere la lapide dall’ingresso.
  • Le persone che seguirono il Signore furono chiamate i 12 decibels.
  • Le epistole erano le mogli degli apostoli.
  • Uno degli opossum fu San Matteo, che aveva anche un taxi.
  • Un Cristiano dovrebbe avere una sola moglie. Questo si chiama monotonia.

Si racconta una meravigliosa storia di una bambina di sei anni che alla Scuola Domenicale ricevette una nuovissima Bibbia. Entrò fiera al servizio di adorazione con la Bibbia sotto il braccio. Si sedette con la sua famiglia e mise la sua Bibbia tra sè e un anziano signore seduto sulla stessa panca. L’uomo la prese in mano e chiese alla piccola se lui potesse guardare la sua nuova Bibbia. "Puoi guardarla, ma non aprirla", lo avvisò la bimba. "Potresti rischiare che Dio scappi fuori!".

Le seguenti sono tutte affermazioni raccolte da dichiarazioni di incidenti compilate per compagnie di assicurazioni…

  • "Ritornando a casa, sono entrato con la mia automobile nella casa sbagliata e mi sono schiantato contro un albero che non ho".
  • "Mi sono scontrato con un camion fermo che proveniva dalla parte opposta".
  • "Un pedone mi ha colpito ed è finito sotto la mia automobile".
  • "Il tizio era dappertutto; ho dovuto sterzare molte volte prima di colpirlo".
  • "Nel mio tentativo di colpire una mosca, sono finito con la mia auto contro un palo del telefono".
  • "Stavo andando dal dottore con problemi al mio fondoschiena quando il mio giunto universale ha ceduto, causandomi un incidente".
  • "Per evitare di colpire il paraurti dell’automobile davanti a me, ho investito il pedone".
  • "Come mi avvicinavo allo svincolo, un segnale di ‘stop’ è apparso improvvisamente in un punto dove un segnale di ‘stop’ non era mai apparso prima. Non sono stato capace di frenare in tempo per evitare l’incidente".
  • "La mia auto era legalmente parcheggiata, quando è arretrata contro l’altro veicolo".
  • "Un’automobile invisibile è uscita da non so dove, ha colpito il mio veicolo ed è svanita".
  • "Il pedone non aveva alcuna idea di dove andare, così gli sono andato sopra".
  • "La causa indiretta di questo incidente è stato un piccolo uomo in una piccola macchina con una grande bocca".
  • "Il palo del telefono si stava avvicinando velocemente. Ho tentato di deviare dal suo percorso, quando mi ha colpito in fronte".

Due fratelli terrorizzavano una piccola cittadina da decenni. Erano infedeli nei confronti delle loro mogli, picchiavano i loro figli ed erano disonesti negli affari. Inaspettatamente il fratello più giovane morì.

Il fratello sopravvissuto andò dal pastore della chiesa locale. “Vorrei che lei celebrasse il funerale di mio fratello,” disse, “ma per me è importante che, durante la funzione, lei dica a tutti che mio fratello era un santo”.

“Ma lui era completamente lontano dall’esserlo”, controbattè il ministro.
Il ricco fratello tirò fuori il suo libretto degli assegni.

“Reverendo, sono pronto a donare $ 100.000 alla sua chiesa. L’unica cosa che le chiedo di fare, è dichiarare pubblicamente che mio fratello fosse un santo”.

Il giorno del funerale, il pastore iniziò l’elogio in questo modo. “Tutti i presenti sanno che il deceduto fosse un uomo malvagio, un donnaiolo e un ubriacone. Terrorizzava i suoi dipendenti e frodava il fisco”. Quindi fece un pausa. “Ma per quando cattivo e peccatore quest’uomo fosse, paragonato a suo fratello maggiore, era un santo”.

 

Risolvere il Problema Principale per cui le Persone abbandonano la Chiesa Locale

Risolvere il Problema Principale per cui le Persone abbandonano la Chiesa Locale
Rev. David Huskey

david husky overcoming offensesDavid Huskey è un diplomato Rhema; è stato pastore per 10 anni a Taos, in New Mexico, ha amministrato attraverso radio, televisione, pubblicazioni su quotidiani, ed è stato insegnante della Scuola Biblica di Pensacola, in Florida, per 5 anni. E’ un ministro itinerante e viaggia da oltre 16 anni, sia negli Stati Uniti che all’estero, insegnando al Corpo di Cristo come Superare le Offese e come “Adempiere il Proprio Destino in Cristo”.

Per saperne di più, visita il sito web www.davidhuskeyministries.com; per invitare il Rev. David Huskey a venire e amministrare nella tua chiesa sull’argomento “Superare le Offese”, chiama il numero +1.423.836.0463 o invia una mail all’indirizzo [email protected].

Storia dell’abbandono di una leader e del motivo:

Durante il periodo in cui ero pastore in New Mexico, una persona fra i nostri ministri leader abbandonò la chiesa. Io le telefonai e cercai di scoprire cosa fosse successo, andai a casa sua per riconciliarmi con lei qualsiasi potesse essere il problema. A ogni modo, lei se ne andò, così come anche la sua famiglia e pochi altri insieme a lei. Come pastore, non avevo mai attraversato un’esperienza simile e di quel livello.
Mentre pregavo Dio, cominciai a trovare risposte riguardo a questa leader, che improvvisamente aveva lasciato la mia chiesa. Dio iniziò a mostrarmi che era molto importante camminare in amore, che lei non agiva in amore, e che io dovevo assicurarmi di farlo per primo. Quindi mi fu chiaro il motivo per cui lei se ne era andata… lei si offese. Il sentirsi offesa la mantenne lontana dall’amore di Dio e la portò ad andarsene e ad abbandonare la sua chiamata nel ministero dei bambini.
Cercai quindi di analizzare ciò che aveva potuto spingere una credente così dedicata a lasciare la propria chiamata e il proprio ruolo nella mia chiesa locale. Iniziai a studiare l’argomento riguardante l’offesa e imparai che Satana la usa come strategia contro i credenti per portarli ad abbandonare la chiesa locale o addirittura a non frequentarne più.

Durante quel periodo, una serie di statistiche attirò la mia attenzione.

MOTIVI PER CUI LE PERSONE ABBANDONANO LA CHIESA LOCALE

Il 10% delle persone         vanno in cielo

Il 12% delle persone         si trasferiscono per motivi di lavoro

Il 12% delle persone         preferiscono un’altra chiesa

Il 66% delle persone       si offendono – si arrabbiano

Mi meravigliai nello scoprire che il 66% delle persone lasciano una chiesa a causa di un’offesa. Quando ricoprii l’ufficio di pastore, mi stupii ancor di più davanti ai motivi per i quali alcuni individui abbandonavano la chiesa. Le persone se ne andavano per ragioni ridicole; fraintendevano quello che veniva detto o fatto. E quando si chiedevano loro spiegazioni, non dicevano la verità; a volte anzi scaricavano su di me la responsabilità di tutto quello che pensavano che avessi fatto di sbagliato, e la maggior parte di loro lo affermava addirittura con arroganza.

Io credo che possiamo contribuire a modificare la percentuale relativa alle persone che abbandonano una chiesa a motivo di un’offesa.

Cos’è un’offesa?

Definizione del Webster Dictionary:

L’atto con cui si crea risentimento, si arreca danno ai sentimenti di qualcuno, si procura dispiacere. La condizione di sentirsi offeso, specialmente di sentirsi ferito, risentito o arrabbiato.

Definizione della Bibbia:

Dalla parola greca “skandalon”; originariamente: “il nome della parte di una trappola a cui veniva attaccata un’esca, da cui deriva il nome stesso di ‘trappola’ o ‘laccio’”. Nel Nuovo Testamento “skandalon” è usata sempre metaforicamente, e normalmente riguarda qualsiasi cosa che stimoli pregiudizio, o che diventi un ostacolo per gli altri, o che li conduca di proposito a peccare. Alcuni usi nella Bibbia sono: "(una roccia) d’inciampo"; "cose che ostacolano" (KJV: "cose che offendono"), "pietre d’intoppo"; "occasioni d’inciampo", "un’occasione per peccare/sbagliare" (KJV: "un’occasione per cadere").

(Vine’s Expository Dictionary of Biblical Words, Copyright (c)1985, Thomas Nelson Publishers)

A cosa conduce il sentirsi offesi?

  1. Quando i credenti si offendono, si distolgono dal proprio destino. L’offesa distrugge la loro visione e il loro sogno. Li allontana dal piano di Dio per la loro vita.
  2. Le persone che si offendono tendono a circondarsi di altri individui che sono in accordo con loro. L’opinione degli uomini – non più quella di Dio – diventa la base sulla quale dirigono la propria vita. I dolori e le ferite le portano a isolarsi dal resto dei credenti.
  3. Quando una persona credente si offende, perde la gioia, la forza, la pace e l’entusiasmo per le cose di Dio. Può diventare depressa, stanca, critica e può anche disporsi al tradimento.

Come risolviamo questo problema principale?

  1. Riconoscere cosa sia un’offesa – è una trappola o un laccio

I credenti hanno bisogno di essere consapevoli di cosa sia un’offesa. In accordo alla parola greca descritta per “offesa”, letteralmente si capisce che essa diventa un laccio o una trappola per coloro che si offendono. Se ci rendiamo conto di questo, comprendiamo quanto dannosa essa possa essere. Nessuno abboccherebbe mai a un’esca, se sapesse che essa è collegata a una trappola.

  1. Rendersi conto di chi ci sia realmente dietro a un’offesa – Satana usa le persone come esca

Continuando a utilizzare questo esempio, siamo anche coscienti del fatto che una trappola funzioni grazie all’esca. L’esca attira la vittima verso la trappola. Afferrando l’esca, un credente si ritrova quindi irretito o intrappolato.

Efesini 6:10-12 dice: Del resto, fratelli miei, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo, poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti”.

In altre parole, Satana usa le persone (carne e sangue) come esche per attirare i credenti verso un’offesa o verso qualsiasi altro suo inganno.

Leggi attentamente Matteo 16:21-23 per notare meglio questa verità.

Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. Allora Pietro lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo, dicendo: «Signore, Dio te ne liberi; questo non ti avverrà mai». Ma egli (Gesù), voltatosi, disse a Pietro (carne e sangue): «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».

Gesù riuscì a discernere che la sua reale battaglia non fosse contro la carne e il sangue di Pietro, ma contro Satana stesso che stava usando Pietro. Da questo esempio possiamo riconoscere che Satana è colui che prepara la trappola, usando le persone come esca, per catturarci nel laccio dell’offesa. Nel momento in cui un credente si rende conto di cosa sia un’offesa, si ritrova più preparato a resistere contro questa macchinazione.

Sappiate che c’è Satana dietro all’offesa che porta danno, risentimento, dispiacere e dolore. Lui cerca di manovrare e influenzare le volontà delle persone per ferirci o per farci anche solo percepire qualcosa di sbagliato e quindi condurci a sentirci offesi.

  1. Come dovrebbe reagire un individuo quando comprende di sentirsi offeso? Dovrebbe rispondere secondo l’amore di Dio

La versione Amplified Bible di 1 Corinzi 13:5 dice:

[L’amore] non è presuntuoso (arrogante e gonfio d’orgoglio); non è sgarbato (maleducato) e non agisce in modo sconveniente. L’amore (l’amore di Dio in noi) non insiste sui propri diritti o sui propri convinzioni, perchè non è alla ricerca di sè; non è suscettibile o irritabile o permaloso; non prende nota del male subìto [non pone attenzione a un torto sofferto].

Prima Giovanni 2:10 rivela che per colui che “ama il proprio fratello” e quindi “dimora nella luce”, non sussiste nulla che lo possa “fare cadere”. L’amore, quindi, è la migliore salvaguardia per proteggersi dai guai che ricadono su coloro che causano inciampo ad altri, così come dichiarato dal Signore stesso.

Bisognerebbe insegnare ai credenti l’amore di Dio e conoscere come sottomettersi a esso.

Efesini 4:31-5:2

Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo. Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nell’amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave.

Cammina in amore o rispondi con il tipo di amore di Dio – Sii guidato dall’amore, non dall’offesa.

  1. Cammina con uno spirito di perdono nei confronti degli altri – perdona gli altri come Cristo ha perdonato te

Aiuta i credenti a non nutrire astio e a non coltivare risentimento nei confronti degli altri, ma scegli di perdonare come Dio ha perdonato noi in Cristo.

Colossesi 3:12-14

Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza, sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro; e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi. E sopra tutte queste cose, rivestitevi dell’amore, che è il vincolo della perfezione.

  1. Quale dovrebbe essere la nostra attitudine nei confronti dell’offesa? Dovremmo vivere la vita senza offenderci

Paolo disse in Atti 24:16: Per questo io mi sforzo di avere continuamente una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini”.
A volte possiamo perdonare e rimettere i peccati agli altri abbastanza velocemente. Tuttavia, vi sono occasioni in cui le persone sono state così profondamente ferite, che necessita un grande sforzo e un grosso impegno per liberare la propria coscienza dall’offesa. Per esperienza, vi assicuro che lo Spirito di Dio aiuta ogni singolo credente a superare questo problema.

  1. Tu e altri membri potete pregare per la vostra chiesa – come l’apostolo Paolo pregò per la chiesa di Filippi

Filippesi 1:9-11

E per questo prego che il vostro amore abbondi sempre di più in conoscenza e in ogni discernimento, affinché discerniate le cose eccellenti e possiate essere sinceri e senza offesa per il giorno di Cristo, ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, alla gloria e lode di Dio. (NKJV)

  1. Impara dagli errori del passato – trasformali in un successo

Impara dalla difficoltà che è scaturita dall’offesa. Se impariamo da essa, noi possiamo trasformare un brutto episodio (ciò che noi possiamo considerare un fallimento) e farlo diventare un successo. Perdona, lasciando libere le persone e mettendo la situazione nelle mani di Dio che giudica. Un mio amico pastore mi disse una volta: “Quando le persone abbandonano la chiesa, non lo ricevo più come un affronto personale”.

Il migliore antidoto è la prevenzione

Un pastore dovrebbe fare del suo meglio per sviluppare la propria abilità nel superare le offese, quindi aiutare i leader a crescere in quest’area, e infine trasmettere questo alla propria congregazione, sperando così che i credenti imparino a non offendersi o almeno a non subire un’offesa, se non superficialmente. I credenti maturi possono vigilare gli uni sugli altri e aiutare i più deboli a mantenersi immuni alle offese, che possono diventare radici di amarezza e creare distruzione.
Ebrei 12:15

Badate bene che nessuno di voi fallisca nel trovare le migliori benedizioni di Dio. Fate attenzione che nessuna amarezza faccia radice tra di voi, perché nel momento in cui germoglia, causa profondo dolore, ferendo molti nella loro vita spirituale. (TLB)

  1. Uno strumento per pastori e credenti: il mini-libro Superare le Offese

Ho scritto un mini-libro intitolato Superare le Offese. Molti pastori lo stanno distribuendo alla propria congregazione, utilizzandolo durante le consulenze, offrendolo nelle librerie, regalandolo e/o insegnandolo nelle classi per i nuovi membri. E’ stato riconosciuto come uno strumento valido nell’aiutare a diventare consapevoli di cosa sia un’offesa e a imparare come reagire. Molte, molte volte le persone che sono venute a dirmi che, nel momento in cui si erano sentite ferite o offese, avevano letto il libricino e questo le aveva aiutate a ritrovare libertà.

Puoi ricevere il mini-libro, il DVD, o 4 CD contenenti l’insegnamento su questo importante messaggio Superare le Offese telefonando al +1.423.836.0463 o visitando il nostro sito web www.davidhuskeyministries.com.

 

Scuotitela di Dosso e Saltaci Sopra – La Lezione di un Vecchio Mulo

Scuotitela di Dosso e Saltaci Sopra – La Lezione di un Vecchio Mulo

Viene raccontata una parabola di un contadino che possedeva un vecchio mulo. Un giorno il mulo cadde nel pozzo del contadino. Il contadino udì il mulo ragliare, o qualsiasi sia il verso che fanno i muli quando cadono nei pozzi.

Dopo aver analizzato attentamente la situazione, il contadino, pur simpatizzando con il mulo, decise che non valeva la pena affaticarsi per salvare nè il mulo nè il pozzo. Anzi, chiamò tutti i suoi vicini di casa, raccontò loro cos’era successo e li arruolò per aiutarlo a trasportare della terra per seppellire il vecchio mulo nel pozzo e abbandonarlo al suo misero destino.

All’inizio il vecchio.mulo ebbe delle convulsioni! Ma mentre il contadino e i suoi vicini continuavano a spalare, e la terra cadeva sulla sua schiena, un pensiero lo colpì. Improvvisamente gli apparve chiaro che ogni volta che una badilata carica di terra gli fosse caduta sulla schiena, lui avrebbe dovuto scuotersela di dosso e salirvici sopra!

E così fece, badilata dopo badilata, colpo dopo colpo. “Scuotitela di dosso e saltaci sopra… scuotitela di dosso e saltaci sopra… scuotitela di dosso e saltaci sopra!”. Il mulo continuava a ripetersi questa frase per autoincoraggiarsi. Non importava quanto dolorosi fossero i colpi o quanto stressante apparisse la situazione, il vecchio mulo combattè il panico e semplicemente continuò a scuotersi la terra di dosso e a salirci sopra.

Sì, hai ragione!! Non fu necessario molto tempo, che il vecchio mulo, maltrattato ed esausto, saltò trionfalmente fuori da quel pozzo. Ciò che sembrava potesse seppellirlo, di fatto fu una benedizione per lui – tutto grazie al modo in cui lui affrontò la sua avversità.

Questa è la vita! Se noi affrontiamo i nostri problemi e rispondiamo davanti a essi in modo positivo, rifiutando di entrare nel panico, nella rabbia, nell’amarezza o nell’autocommiserazione, ci renderemo conto che le avversità che vengono contro di noi per sotterrarci, normalmente contengono in sé stesse anche il potenziale per poterne trarre beneficio e benedizione. Ricorda che il perdono, la fede, la preghiera, la lode e la speranza sono tutte delle forme eccellenti per “scuoterci di dosso” i problemi e per “salire in alto” per uscire fuori dai pozzi in cui veniamo a trovarci!

– Autore sconosciuto

 

Mettere in Pratica: La Chiave per una Comunicazione che porta Trasformazione

Mettere in Pratica: La Chiave per una Comunicazione che porta Trasformazione
Rev. Tony Cooke

Mettere in PraticaUna volta nell’antica Grecia c’erano due grandi oratori: Cicerone e Demostene. Si dice che quando Cicerone finiva un discorso, le persone dicessero di lui: “Parla così bene!”; invece quando Demostene concludeva un’orazione, le persone esclamassero: “Marciamo!”.

Uno di questi due uomini parlava così bene che gli ascoltatori erano meravigliati per le sue abilità oratorie. L’altro spingeva gli uomini all’azione.

Quando noi pronunciamo verità bibliche, condividiamo semplicemente del contenuto (informazioni), oppure aiutiamo le persone ad agire, le equipaggiamo per mettere in pratica, con sapienza, le verità che comunichiamo loro? Quando ascoltiamo o leggiamo le Scritture, mettiamo insieme semplicemente dei fatti, o cerchiamo sapienza e direzione su come agire?

Forse questo è il motivo per cui Booker T. Washington disse: “Un grammo di pratica vale una tonnellata di teoria”. Winston Churchill riassunse il significato dell’applicazione pratica in questa affermazione: “E’ sempre più facile scoprire e proclamare dei princìpi generali che metterli in pratica". Recentemente è stato notato che la parte più importante della parola “dottrina” è formata dalle prime due lettere “do” (in inglese: “fare” – ndt).

Nel suo eccezionale libro (The Seven Laws of the Learner – Le Sette Leggi dell’Allievo – ndt), Bruce Wilkinson dedica un capitolo intero a “La Legge del Mettere in Pratica”. In questo capitolo egli dichiara: “… la mentalità biblica di un insegnante cristiano è di insegnare non solo il contenuto, ma anche la sua applicazione. Il contenuto fa riferimento al fatto, all’informazione e alla sostanza. L’applicazione fa riferimento alla sapienza, alla trasformazione e alla maturità. Il contenuto è ‘la cosa’, l’applicazione è ‘cio che facciamo con quella cosa’. Il contenuto è di solito ciò su cui si discute in classe, l’applicazione è fondamentalmente quello che si fa con ciò su cui si è discusso in classe. Il contenuto è centrato sulla ‘conoscenza’, l’applicazione è centrata sull’‘essere’ e sul ‘fare’”.

Se vogliamo eccellere nell’essere comunicatori biblici, dobbiamo stare attenti a come le persone potrebbero mettere in pratica ciò che diciamo. Noi non possiamo semplicemente adottare l’attitudine di chi dice: “La mia sola responsabilità è dare un’informazione; a quel punto dipende dall’ascoltatore decidere come applicarla”. I grandi comunicatori parlano con una visione rivolta all’applicazione.
Per esempio, i primi tre capitoli di Efesini si rivolgono prevalentemente al contenuto, all’informazione teologica, o alla “verità posizionale”, come alcuni l’hanno chiamata. In Efesini 1-3 troviamo delle verità quali:

• Egli ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti.
• Egli ci ha eletti in Lui prima della fondazione del mondo.
• Egli ci ha favoriti nell’amato Suo Figlio.
• In Lui abbiamo la redenzione per mezzo del Suo sangue.
• In Lui abbiamo ottenuto un’eredità.
• Egli ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù.
• Siamo stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa, ecc.

Ma Paolo non si ferma lì. Nei successivi tre capitoli (Efesini 4-6), scopriamo come dobbiamo vivere alla luce delle verità che egli ha appena presentato. I credenti devono:

• Camminare nel modo degno della loro vocazione.
• Conservare l’unità tra di loro.
• Smettere di mentire.
• Smettere di rubare.
• Essere benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandosi a vicenda.
• Camminare nell’amore.
• Non permettere che fornicazione, impurità, nè avarizia siano neppure nominate fra loro.
• Essere in relazione gli uni con gli altri in modo opportuno (marito-moglie, genitore-figlio, titolare-dipendente), ecc.

Nella sua introduzione al libro degli Efesini nella versione della Bibbia Message, Eugene Peterson scrive in modo molto eloquente: “Il rapporto fra ciò che noi conosciamo di Dio e ciò che facciamo per Dio si scinde in un momento particolare della nostra vita: quando l’unità organica tra la fede e il comportamento viene in qualche modo danneggiata, e noi diventiamo incapaci di vivere la pienezza dell’umanità per cui siamo stati creati. La lettera di Paolo agli Efesini ricongiunge ciò che è stato separato all’interno del nostro mondo distrutto dal peccato. Egli inizia con una vasta indagine su ciò che i cristiani credono di Dio, e a quel punto, come un chirurgo ricompone abilmente le parti di una frattura, egli ‘ricongiunge’ la fede in Dio al nostro comportamento nei Suoi confronti, affinchè le ossa – fede e comportamento – si rinsaldino e guariscano”.

Un ministero biblico responsabile comunica non solo le verità spirituali su chi siamo e su cosa abbiamo in Cristo, ma provvede anche guida e direzione verso una sana e appropriata applicazione di quelle verità. Sarebbe sbagliato dire alle persone: “Se smetterai di mentire e di rubare, Dio ti amerà”. Ma non è sbagliato dire alle persone: “Poichè Dio ti ha accettato grazie alla Sua misericordia e al Suo amore incondizionato, ci sono dei modi per esprimere adeguatamente la tua relazione con Lui, e questo include non mentire, non rubare, non fornicare, ecc.”. Questo è ciò che fece Paolo. Ha affrontato entrambi i lati della questione: contenuto e applicazione (o come ha descritto Peterson, fede e comportamento).

Occasionalmente, Paolo riconobbe che l’informazione (il contenuto) che egli aveva condiviso era stata male applicata. Ma non reagì con l’attitudine di chi dice: “Oh bene, io ho comunicato la verità. Se le persone la mettono in pratica nel modo sbagliato, è un loro problema”. No, Paolo andò oltre il necessario per assicurarsi che le persone non solo comprendessero il contenuto, ma che anche lo applicassero correttamente.

Mi vengono in mente tre esempi specifici:

Paolo comunicò ai credenti di Tessalonica che Gesù sarebbe ritornato. Alcuni di quei discepoli non solo credettero alle dichiarazioni di Paolo, ma siccome pensarono che Gesù sarebbe ritornato subito, in realtà lasciarono il proprio lavoro e cominciarono a occuparsi di cose vane. In una lettera successiva, Paolo confermò la fede sul fatto che Gesù sarebbe ritornato, ma suggerì di mantenere un comportamento appropriato (applicazione) relativamente a quella stessa convinzione. Disse loro che se le persone non volevano lavorare, non avrebbero neppure dovuto mangiare, e comandò loro che “mangiassero il loro pane lavorando quietamente” (2 Tessalonicesi 3:10-12).

Paolo aveva detto ai Corinzi di evitare di associarsi ad alcunchè di immorale, ma alcune persone apparentemente avevano interpretato in modo estremo le sue dichiarazioni e si erano dissociate completamente dalla società. In 1 Corinzi 5:10-11, egli chiarì ciò che intendeva o non intendeva dire: “ma non intendevo affatto con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari, o con i ladri, o con gli idolatri, perché altrimenti dovreste uscire dal mondo. Ma ora vi ho scritto di non mescolarvi con chi, facendosi chiamare fratello, sia un fornicatore, o un avaro o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un ladro; con un tale non dovete neppure mangiare”

Paolo insegnò ampiamente che la salvezza è un dono basato sulla grazia di Dio, e che il fatto che Dio ci accetti non sia fondato sulle nostre opere o sulla nostra perfezione. Egli insegnò anche che non importa quanto grande sia il nostro peccato, la grazia di Dio è ancora più grande. Alcuni individui però distorsero l’insegnamento di Paolo al punto da attribuirgli un significato opposto: dichiararono cioè che il modo con cui noi conduciamo la nostra vita non comporta conseguenze, e che addirittura possiamo far aumentare la grazia di Dio nella nostra vita peccando di più! Paolo inorridì e si arrabbiò davanti al fatto che le persone avessero potuto pervertire a tal punto l’applicazione dei suoi insegnamenti, e chiarì quindi le sue affermazioni. In Romani 3:8 (NLT), disse: “E alcuni addirittura ci calunniano affermando che noi diciamo: ‘Più pecchiamo, meglio è!’ Coloro che dicono cose come queste meritano di essere condannati”. In Romani 6:1-2 poi riprese la spiegazione e, difendendosi, disse: “Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia? Niente affatto! Noi che siamo morti al peccato, come vivremo ancora in esso?”.

Tutti questi esempi illustrano che per Paolo fosse importante non solo il contenuto; per lui era altrettanto decisivo anche il modo in cui le persone mettevano in pratica la verità. Quando leggiamo la Scrittura o ascoltiamo dei messaggi biblici, dobbiamo essere diligenti nel cercare di applicare in modo sano e appropriato quello che abbiamo udito. In altre parole, abbiamo bisogno di chiederci cosa dovremmo fare con le nozioni ricevute, in modo tale da metterle in pratica correttamente e quindi piacere a Dio.

Quando parliamo, dobbiamo essere accurati non solo nel dare alle persone informazioni, ma anche nel fornire esempi e illustrazioni sull’aspetto che i princìpi assumono quando si agisce adeguatamente su di essi. Ricorda: è il facitore, non l’uditore soltanto, che sarà benedetto (Giacomo 1:25).

 

Religione Pura by Rev. Tony Cooke

Religione Pura
Rev. Tony Cooke

pure religionIn accordo alla nostra attuale società, tollerante e politicamente corretta, l’ultima cosa al mondo che un Cristiano dovrebbe fare è dichiarare o fare intendere che la religione di una persona è migliore di quella di un’altra. Noi dovremmo abbracciare l’idea che tutte le espressioni religiose siano uguali e che tutte le strade conducano alla fine alla stessa destinazione. Fortunatamente, sembra che l’apostolo Giacomo non fosse stato “illuminato” da queste vedute, e che invece avesse delineato acutamente la distinzione tra religione “vana” e religione “pura e senza macchia”. Egli disse:
Giacomo 1:26-27
26 Se qualcuno fra voi pensa di essere religioso, ma non tiene a freno la sua lingua, certamente egli inganna il suo cuore, la religione di quel tale è vana. 27 La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puro dal mondo.
E’ interessante notare che le parole “religioso” e “religione” siano usate nell’intera Bibbia solo 7 volte (Versioni Diodati e Luzzi) e che 3 di questi casi si trovino nei due versetti appena citati.
Avete notato quanto velocemente le persone cerchino di evitare di essere etichettate con il termine “religioso”?

    • Alla fine degli anni ’70, vi era un famoso cantico dal titolo: “Non sono religioso; semplicemente amo il Signore”.
    • Non è insolito oggi trovare qualcuno che dica: “Non sono religioso, ma sono spirituale”.
    • Molti predicatori (tra cui il sottoscritto) hanno affermato qualcosa di questo tipo: “Gesù è venuto per portarci ad avere una relazione con Dio, non per stabilire una religione”.

Ci sono i pro e i contro a questo approccio. Io avverto un senso di cautela quando qualcuno dice: “Non sono religioso, ma sono spirituale”. Certamente, chi rifiuta di essere chiamato ‘religioso’ nutre comunque un profondo amore per Dio e per il Suo popolo, ma tiene semplicemente le distanze da certe pratiche ritualistiche morte o da sistemi di fede legalistici, poichè ha scoperto che, oltre a non essere scritturali, essi producono schiavitù. Ma mi chiedo se altri che negano di essere religiosi stiano semplicemente rifiutando di essere sottomessi a qualsiasi opportuna autorità biblica, scegliendo, al contrario, di fare qualsiasi cosa per conto proprio mentre abbracciano un miscuglio di convinzioni basate puramente su preferenze personali.
A questo punto diamo un’occhiata a quello che la Bibbia (Giacomo 1:26-27 in particolare) dice riguardo alla religione. Sembra logico concludere che, se esiste una religione vana, allora dovrebbe esistere anche una religione utile; e se c’è una religione pura e senza macchia, ci debba essere anche una religione impura e contaminata. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di identificare i tratti di una religione che sia utile, pura e incontaminata.
Una religione utile, pura e incontaminata si può identificare attraverso queste quattro caratteristiche:

  • LA COMUNICAZIONE – Esercitare autocontrollo – In 1:26 Giacomo parla di una religione utile quando essa porti ad avere una lingua controllata, e prosegue in 3:2 dicendo che: “… coloro che controllano la propria lingua possono anche controllare se stessi in ogni altra situazione” (NLT). In altre parole, sembra che la capacità di controllare le proprie parole sia la chiave principale per essere in grado di esercitare autocontrollo in tutta la nostra vita. Mentre studiamo le Scritture, troviamo una lista dettagliata di “peccati verbali” (quali il pettegolezzo, la calunnia, la maldicenza, la lamentela, la maledizione, la blasfemia, la bugia, il vanto, la lusinga, ecc.). Il controllo della propria lingua, a ogni modo, non riguarda solo evitarne l’uso negativo, ma si riferisce anche al buon uso delle parole quando comunichiamo (per benedire, incoraggiare, edificare, ecc.). Questo è ciò che rende la lingua un “piccolo timone” (Giacomo 3:4) che conduce la nostra vita.
  • LA CONSAPEVOLEZZA – Evitare di ingannare se stessi – Nel contesto in cui parla del fallimento di un individuo che non controlli la propria lingua, Giacomo fa riferimento a una persona che “inganna il proprio cuore” (Giacomo 1:26). In 1:22 dice: “E siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi”. L’inganno è una percezione distorta. Quindi l’auto-inganno è una percezione distorta di se stessi. Il Fariseo che pregava: “Dio, ti ringrazio perchè io non sono come gli altri uomini…” (vedi Luca 18:11-14) pensava di essere migliore degli altri e di essere giusto davanti a Dio a motivo della propria religiosità e delle buone opere, ma Dio disse che egli non fu giustificato poichè innalzò se stesso. I Laodicei erano altresì auto-ingannati. Dicevano di essere ricchi e arricchiti e di non aver bisogno di nulla, ma Gesù li definì disgraziati, miserabili, poveri, ciechi e nudi (Apocalisse 3:17). Noi abbiamo bisogno di mettere in pratica quello che Paolo ha insegnato ai Corinzi: “Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi.” (2 Corinzi 13:5). Come possiamo provare noi stessi? Giacomo sostiene che non basta solo udire la parola, ma bisogna anche meditarla ed esserne facitori – applicare la parola nella nostra vita – per mantenerci liberi dall’inganno ed essere benedetti (1:22-25).
  • IL SERVIZIO – Prendersi cura degli afflitti – In 1:27 Giacomo identifica il “soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni” come una caratteristica della religione pura e senza macchia. A volte pensiamo che l’orfano sia un bambino che abbia perso entrambi i genitori, ma nonostante questa sia una corretta affermazione, nella cultura ebraica del tempo questa definizione andava molto oltre. Gli Ebrei consideravano orfano un bambino che avesse perso anche solo il padre. Un commentario specifica altresì: “Gli orfani e le vedove sono spesso raggruppati insieme perchè costituiscono le due classi sociali più esposte allo sfruttamento e quindi le più bisognose di aiuto e premura”. Qualsiasi cosa importante per Dio dovrebbe essere importante anche per noi; il Salmo 68:5-6 dice infatti: “Padre degli orfani e difensore delle vedove è DIO nella sua santa dimora. DIO fa abitare il solitario in una famiglia…”. Giacomo quindi non sta difendendo una “religione” semplicemente teologica, spirituale o devozionale. Egli è convinto che la religione pura sia quella che cerchi di aiutare coloro che sono feriti. Nel frangente in cui Giacomo e altri leader della chiesa di Gerusalemme riconobbero la grazia e il compito che Dio aveva assegnato a Paolo e Barnaba, a questi non venne solo offerta solidarietà morale, ma Paolo riferisce che venne anche loro raccomandato “… che ci ricordassimo dei poveri, proprio quello che anch’io mi ero proposto di fare” (Galati 2:10).
  • LA SEPARAZIONE – Mantenersi puri dal mondo – La quarta caratteristica che Giacomo identifica come una corretta espressione religiosa è la purezza personale. Giacomo non è nè apologetico nè poco chiaro riguardo alla corruzione e alla contaminazione dal mondo, in opposizione alla purezza e alla santità che Dio desidera per coloro che sono Suoi. In 1:21 (NLT) dice infatti: “Perciò liberatevi da tutto ciò che di lordo e malvagio ci sia nelle vostre vite, e accettate umilmente il messaggio che Dio ha seminato nei vostri cuori, perché esso è sufficientemente forte da salvare le vostre anime”. In 4:4 (NKJV) Giacomo rimprovera coloro che stavano cedendo al compromesso con il mondo: “Adulteri e adultere, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio”. Anche Paolo sostiene questo stesso tipo di separazione e purificazione quando dice: “… purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio.” (2 Corinzi 7:1).

Nella descrizione che Giacomo presenta sulla religione utile, pura e incontaminata, egli ne affronta sia l’espressione interiore che quella esteriore. Quando parla di autocontrollo, di evitare l’auto-inganno e di mantenersi incontaminati dal mondo, egli tratta la vita interiore del credente. Quando parla di occuparsi degli orfani e delle vedove, invece, si riferisce all’espressione esteriore dell’amore di Dio attraverso il credente.
Sembra che alcuni vogliano approcciare questo argomento con una o l’altra attitudine: o si focalizzano sulla propria pietà personale, oppure sulle opere buone. Per esempio, studiando la Chiesa di Tiatira (Apocalisse 2:18-29), scopriamo che Gesù stava encomiando questi credenti perché erano maturati in opere, amore e servizio; ma essi abbondavano anche in immoralità e idolatria: si stavano comportando bene nell’area della compassione e delle opere caritatevoli, ma non davano ascolto all’ammonizione biblica riguardo al mantenersi incontaminati dal mondo. Altre persone, invece, sembra che siano profondamente preoccupate della propria spiritualità e santità, ma che non si curino affatto degli individui afflitti attorno a loro.

Giacomo non ci ha insegnato a scegliere tra santità personale e servizio compassionevole. Una religione utile, pura e incontaminata non offre una o l’altra opzione; essa al contrario le include entrambe. Potremmo avere un’inclinazione naturale verso uno dei due settori (devozione interiore o espressione esteriore), ma Dio vuole che cresciamo e siamo prosperi in entrambe le aree. Io non penso sia sbagliato dire: “Non sono religioso, ma sono molto spirituale” purchè abbondiamo in autocontrollo, evitiamo di ingannare noi stessi, ci prendiamo cura degli afflitti e ci manteniamo in personale santità. Ma se invece consideriamo noi stessi religiosi (nel senso giusto del termine), allora assicuriamoci di coltivare e crescere sinceramente in quelle discipline che Dio definisce utili, pure e incontaminate.

 

Guidare in Riserva: Riempire il Tuo Serbatoio e Rinnovare la Tua Passione

leading on empty bookGuidare in Riserva: Riempire il Tuo Serbatoio e Rinnovare la Tua Passione
Una recensione del libro del Pastore Wayne Cordeiro redatta dal Rev. Tony Cooke

Wayne Cordeiro è il fondatore e il pastore senior della chiesa New Hope Christian Fellowship di Honolulu, Hawaii. Wayne è autore, compositore musicale e ricercato oratore nelle conferenze di tutto il mondo. Avendo il cuore dedicato a stabilire chiese, ne ha fondate più di 100 in tutta l’area del Pacifico. Wayne e sua moglie Anna hanno tre figli e vivono a Honolulu.

Wayne Cordeiro ha reso un grande servizio al Corpo di Cristo – in modo particolare ai leader – quando ha deciso di condividere per iscritto il suo percorso di entrata e uscita dall’esaurimento nervoso. Nel suo libro, egli elenca le sue esperienze riguardo a (1) costruire una grande chiesa e un grande ministero e (2) sperimentare parallelamente un personale svuotamento mentale e un completo crollo psicologico. Ma soprattutto egli condivide anche alcune rivelazioni eccellenti su come guarirne – come recuperare e come prevenire futuri esaurimenti.

Io ho recentemente distribuito molte copie di questo libro a diversi amici (tutti ultraventennali ministri veterani), e molti di loro hanno detto che il libro è andato a toccare un’area delicata e profonda dentro di loro. Alcuni hanno riconosciuto di avere già raggiunto diversi stadi di esaurimento, altri si sono resi conto di esserne pericolosamente vicini all’orlo.

Anziché provare a fornire il mio personale riassunto dei contenuti, condividerò semplicemente una serie di citazioni dal libro stesso. Se queste dovessero riecheggiare nella tua mente, spero tu voglia acquistare il libro. Se dovessi conoscere un leader che pensi possa trarne beneficio, per cortesia raccomandaglielo o procuraglielo.

Alcune citazioni del libro includono:

  • “Molti leader commettono il tragico errore di non poter riconoscere i propri limiti o non ammettere di avere bisogno degli altri, mentre le richieste di lavoro del ministero si innalzano vertiginosamente”.
  • “Non dimentichiamo di essere Cristiani. Noi dimentichiamo spesso che siamo esseri umani e che una sola negligenza può debilitare il potenziale del nostro futuro”.
  • “Io avevo sviluppato la disciplina della “gestione dell’immagine” (tecnica adottata in psicologia medica – ndt), ma dentro di me stavo sperimentando una lenta implosione”.
  • “Qualsiasi cosa nuova tu decidi di intraprendere, devi aggiungerla automaticamente alla tua lista delle manutenzioni”.
  • “Ora mi ritrovai, più che a condurre, a gestire me stesso e tutto ciò che ruotava e cadeva insieme a me… Lentamente sgradevoli sintomi cominciarono a emergere. Il ministero divenne sempre più arduo. I miei compiti quotidiani sembravano infiniti, e le mail cominciarono ad accumularsi. Le persone di cui ero solito prendermi cura diventarono problemi da evitare, e proiettare una nuova visione non stimolava più la mia anima… Quello che all’inizio era una gioia che mi riempiva, ora era diventato un peso che mi prosciugava. Le decisioni – anche le più piccole – sembravano paralizzarmi. Gradualmente, la mia creatività iniziò ad affievolirsi e diventò più facile imitare che innovare”.
  • “Mi sentivo sempre in colpa quando mi prendevo una pausa. Ma ora… ho dovuto chiedere a me stesso il permesso per guarire”.
  • “Un pastore mi disse che è come partorire di domenica, e il lunedì scoprire di essere ancora incinta! Dopo trent’anni di questo ripetitivo modello settimanale, la pressione di dover comparire con un altro nuovo sermone suggestivo mi aveva esaurito e non potevo più fermare il treno in corsa. Era come se mi aspettassi di affrontare un viaggio con il serbatoio in riserva”.
  • “C’era una crescente sconnessione tra chi io fossi di fronte alle persone e chi io fossi in privato”.
  • Uno dei capitoli del libro tratta i “Primi Segnali di Allarme” (della Depressione). In esso, Cordeiro elenca e approfondisce i seguenti argomenti: Senso di Disperazione, Pianti Frequenti, Difficoltà di Concentrazione, Difficoltà nel Prendere Decisioni, Irritabilità, Insonnia, Bassi Livelli di Attività, Senso di Solitudine, Mancanza di Attrazione verso il Coniuge, Disordini Alimentari, Indolenzimenti e Dolori fisici.
  • “‘La tua anima’, mi spiegò il mio amico psicologo, ‘è come una batteria che si scarica ogni volta che tu dedichi parte della tua vita a qualcosa o a qualcuno, ed essa ha bisogno di essere regolarmente ricaricata. Tu non le hai dato il tempo di recuperare, perchè questo non succede dalla sera alla mattina. La ricarica è lenta e graduale’”.
  • “Quando vediamo le cose in modo torbido, spalanchiamo le porte alla depressione; la depressione può essere definita come una percepibile inabilità a ricostruire il proprio futuro”.
  • “Io ho dovuto stabilire dei paletti e porre delle restrizioni alla mia vita. L’unico che può fare questo nella tua vita sei tu! Non è una decisione che devono prendere i tuoi anziani di chiesa o semplicemente una reazione alle lamentele del tuo coniuge. E’ una tua precisa responsabilità. Devi farlo e basta!”.
  • “Quando il dolore sarà sufficientemente forte, sperando che non sia già troppo tardi, dovrai chiedere in prestito dal tuo ministero tutto quello che potrai, per soddisfare la carestia subentrata nella tua relazione con Dio, con la tua famiglia e con la tua salute. Se non lo farai, potrai rischiare un esaurimento nervoso, una relazione extraconiugale o un divorzio”.
  • “Una delle più grandi lezioni che sto imparando (ebbene sì, la sto ancora imparando) è che il riposo non sia un peccato. Prendersi una pausa non significa che tu sia pigro, o che tu non sia una persona valida. Riprendere fiato ogni tanto non significa che tu non stia portando il tuo carico, o che tu sia in qualche modo meno dedicato nei confronti della tua chiesa, dei tuoi cari o della tua chiamata”.
  • “Il riposo deve essere una responsabilità primaria. Esso riporta ritmo alla vita e procura ad essa una regolarità tale da rendere la vita stessa più sostenibile”.
  • “Noi sperimenteremo una grande fatica nel bel mezzo di un ministero esigente a meno che non riserviamo del tempo al riposo e a riallinearci con Dio e con il Suo disegno originale”.
  • “Il tuo personale giorno di riposo ti concede la possibilità di riportare in ordine i pezzi sparsi della tua vita, di portare chiarezza e rimettere a fuoco le tue priorità. Esso ti dà un’opportunità prolungata per parlare con Dio e per lasciare che Lui parli a te”.
  • “Una crescita genuina si trova solo in una crescita onesta. Il nostro primo vero impegno deve essere nei confronti della verità – la verità riguardo a noi stessi, ai nostri difetti, alle nostre carenze, ai nostri vizi. Tu non puoi prendere delle scorciatoie attraverso la terra della finzione. Il tuo primo impegno deve essere quello di scoprire e accettare nuove verità, non importa quanto difficili o spiacevoli possano sembrare al momento. Non puoi risolvere i problemi se neghi che esistano”.
  • “I bisogni delle persone sono enormi, e le loro aspettative sono infinite. Non puoi basare la tua vita e il tuo ministero sulle aspettative degli altri”.
  • “Nel nostro mondo fatto di ritmi sfrenati e pieno di appuntamenti, prendere lunghe pause è un lusso che si possono permettere solo i benestanti, gli anziani o gli ammalati. E’ fuori considerazione che il riposo sia una vitale componente per il successo. Ma… lasciate che vi convinca a riconsiderare l’imperativo del riposo sabbatico. I Sabati e i periodi sabbatici sono biblicamente designati per accrescere la nostra fertilità e per intensificare la nosta fede in Dio mentre camminiamo con Lui”.
  • “Ora che ho imparato queste lezioni, non significa che mi ritirerò. All’opposto, significa che vivrò più profondamente, con una maggior sicurezza. Riderò più spesso, penserò con più intuito, e troverò dei momenti di solitudine e dei Sabati personali senza avvertire sensi di colpa. Ho attraversato una lunga stagione. Ho imparato molte lezioni. Ho scoperto ciò che è più importante: vivere con intenti e correre con speranza. Ho imparato l’importanza di essere completamente dedicato alla verità e a essere onesto con me stesso”.

Mentre rileggevo le citazioni appena elencate, sono stato colpito da quanto questa raccolta, per quanto breve, sia già di aiuto. E mi sono anche reso conto che essa sia solo una piccola parte delle ricchezze e della sapienza che si trovano nell’intero libro. Caro ministro, io elogio gli sforzi che eserciti nel raggiungere il mondo, nell’avere un impatto sulla tua comunità, nel pasturare la tua chiesa e nell’aiutare i singoli individui. Assicurati semplicemente di non ingannare te stesso. Mantieniti sano e forte, e investi profondamente sulla tua persona, affinchè tu possa avere le risorse dalle quali attingere per amministrare agli altri.

Ricordiamoci di Colui che disse: “Sei stanco? Sei affaticato? Sei logorato dalla religione? Vieni a me. Vieni via con me e la tua vita guarirà. Ti mostrerò come riposarti veramente. Cammina con me e opera con me – guarda come faccio io. Impara a rafforzare i ritmi della grazia. Io non poserò nulla di pesante o di dannoso su di te. Stai in mia compagnia e imparerai a vivere liberamente e correttamente” (Matteo 11:28-30, MSG).

 

Il Dio dei Nuovi Inizi

Tony Cooke ItialianIl Dio dei Nuovi Inizi
Rev. Tony Cooke

Lamentazioni 3:22-23

22 E’ una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti; poiché le sue compassioni non sono esaurite;
23 si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà!

Questo è un bellissimo modo per dire che Dio è sempre pronto a perdonare, a ristorare e a rinnovare.

Lui è sempre pronto a offrire nuovi inizi, eppure molte persone sembra che vengano intralciate dal loro stesso passato.

Tu potresti avere visto persone che sono intrappolate, congelate nel tempo, e non fanno mai progressi.

La loro identità sembra essere intrappolata nei fallimenti passati e in passate delusioni, mentre vecchie attitudini, vecchie mentalità e vecchi modelli continuano a prevalere nelle loro vite.

Le persone che sono cresciute in famiglie negative e critiche, devono superare quell’influenza.

Saul, il primo re di Israele, ha dovuto affrontare il suo modo di pensare “in piccolo”, perché questo avrebbe bloccato il suo avanzamento. Considera la risposta di Saul quando Samuele iniziò a prepararlo a fare il primo passo in qualcosa di più grande rispetto a ciò che egli avesse mai sperimentato prima:

1 Samuele 9:21

21 Saul, rispondendo, disse: "Non sono io un Beniaminita, di una delle più piccole tribù d’Israele? E la mia famiglia non è forse la più piccola fra tutte le famiglie della tribù di Beniamino? Perchè dunque mi parli in questo modo?"

Nel suo libro The Five Love Languages (I Cinque Linguaggi dell’Amore, ndt), Gary Chapman dice: "Sono sbalordito da come molti individui creino confusione tra ogni nuovo giorno e il suo ieri. Essi insistono a portare nell’oggi i fallimenti di ieri e facendo così inquinano un giorno potenzialmente meraviglioso."

Che cosa ti trascini da un giorno all’altro, che ti impedisce di muoverti in avanti?

* Un senso di condanna?
* Un senso di fallimento?
* Un senso di identità danneggiata?
* Un senso di inferiorità? Ti senti un Cristiano di seconda classe?
* La paura del giudizio delle persone?
* La paura di essere rifiutato?

Dio non vuole che quelle cose – che hanno radice nelle esperienze passate – tiranneggino su di te…

…ti limitino

…ti vincolino

…ti intrappolino.

Alcune persone pensano che l’unico modo per sperimentare un cambiamento, è che esso avvenga esteriormente.

Loro dicono:

“Se solo avessi una nuova moglie…”

“Se solo avessi un nuovo lavoro…”

“Se solo vivessi altrove…”.

Tu puoi cambiare tutte queste cose e comunque sentirti miserabile a meno che tu non ti rinnovi interiormente.

Le misericordie di Dio si rinnovano ogni mattina.

Le compassioni di Dio si rinnovano ogni mattina.

La fedeltà di Dio si rinnova ogni mattina.

La vita che Dio ci ha dato è un’avventura, un viaggio, una gara.

Lui non ha detto che sarebbe stato con noi fino a quando le cose fossero diventate difficili.

Lui non ha detto che sarebbe stato con noi fino a che avessimo sbagliato.

Lui ha detto che sarebbe stato con noi sempre – fino alla fine dell’età presente!

Il problema non è Dio che ci abbandona.

Il problema siamo noi che sbagliamo a non entrare, a non approfittare e a non rilasciare la nostra fede…

* nelle misericordie eterne di Dio
* nelle Sue infallibili e sempre nuove compassioni
* nella Sua fedeltà.

Oggi vi voglio parlare di alcune persone che hanno dovuto accedere alla misericordia di Dio per lasciare il proprio passato dietro le spalle – e facendo così hanno veramente incontrato il Dio dei nuovi inizi!

Alcune persone pensano erroneamente che i grandi uomini della Bibbia fossero uomini che non sbagliavano mai, mentre di fatto, erano semplicemente uomini che sapevano come rialzarsi e andare avanti.

Ma prima che vi parli di personaggi biblici…

SIR WINSTON CHURCHILL
era uno degli ultimi della classe per tutto il periodo in cui frequentò la scuola superiore, e i suoi insegnanti non pensavano che fosse sufficientemente preparato in matematica da poter accedere a Woolwich, l’accademia militare per cadetti che ambivano a incarichi nell’Esercito Reale. All’opposto, lo incoraggiarono a iscriversi alla Sandhurst, l’accademia che preparava uomini alla Cavalleria e alla Fanteria. Fu bocciato all’esame di ammissione due volte. Passò al terzo tentativo, ma il punteggio non fu sufficientmente alto per essere ammesso alla Fanteria. Questo uomo “di insuccessi” finì per occupare la carica di comandante militare supremo come primo ministro e ministro della difesa nell’impresa Britannica durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua vita e la sua carriera diventarono sinonimi della storia della Gran Bretagna e della sua sopravvivenza.

ALBERT EINSTEIN passò l’esame di ingresso all’Università del Politecnico Federale di Zurigo, in Svizzera, al secondo tentativo.

IL BARONE ROSSO si schiantò al suo primo volo. Due settimane dopo tentò il primo test richiesto per ottenere il certificato di pilota e fu bocciato. Determinato, comunque, continuò ad addestrarsi finchè lo superò e fu così assegnato al combattimento aereo. Nei successivi 10 anni, questo asso volante Tedesco della Seconda Guerra Mondiale abbattè 80 aerei Alleati.

La mamma di ABRAHAM LINCOLN morì quando lui aveva nove anni. A 23 anni, lui investì del denaro in un piccolo negozio. Tre anni dopo il suo socio morì, lasciandolo nei debiti per gli anni a venire. A 37 anni, al suo terzo tentativo, fu finalmente eletto al Congresso. Ci provò ancora due anni dopo ma non fu rieletto. Due anni dopo fu rifiutato come Ufficiale di Terra. A 45 anni, si candidò per il Senato e perse. Due anni dopo, perse alla nomina di vicepresidente. A 49 anni, si candidò ancora per il Senato… e perse ancora. A 51 anni fu finalmente eletto Presidente degli Stati Uniti, ma solo con il 40 percento del voto popolare.

THOMAS ALVA EDISON
non ebbe un’educazione formale; infatti lasciò la scuola elementare dopo tre mesi, quando la sua insegnante lo definì “stupido”. Si dice che un giornalista chiese a Edison, che sperimentò circa 2.000 fallimentari esperimenti sulla lampadina incandescente, come si fosse sentito nell’aver fallito così tante volte. Si riporta che Edison disse: “Non ho fallito neanche una volta. Ho semplicemente scoperto 2.000 modi nei quali non ha funzionato.”

Io non so a che livello spirituale fossero queste persone, ma certamente hanno dimostrato un’attitudine biblica di determinazione.

Proverbi 24:16

16 Perchè il giusto cade sette volte e si rialza,

Ma gli empi sono travolti dalla sventura.

MOSE’

Atti 7:22-28

22 E Mosè fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani e divenne potente in parole e opere.
23 Ma quando raggiunse l’età di quarant’anni, gli venne in animo di andare a visitare i suoi fratelli, i figli di Israele.
24 Vedendo che uno di loro era maltrattato, ne prese le difese e vendicò l’oppresso, colpendo a morte l’Egiziano.
25 Or egli pensava che i suoi fratelli avrebbero capito che Dio voleva salvarli per mano di lui; ma essi non compresero.
26 Il giorno seguente si presentò a loro, mentre litigavano, e cercava di riconciliarli, dicendo: “Uomini, voi siete fratelli; perchè vi fate torto a vicenda?”
27 Ma quello che faceva torto al suo prossimo lo respinse, dicendo: “Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi?
28 Vuoi uccidere me come ieri uccidesti l’Egiziano?”

Mosè aveva l’idea giusta, ma aveva sbagliato il tempo e il metodo. Quando Dio gli parlò 40 anni dopo, Mosè fu tremendamente riluttante e disse:

* Chi sono io?
* Loro non mi crederanno nè mi ascolteranno.
* Non sono una persona eloquente.

Mosè dovette arrivare al punto di credere di più nella presente misericordia di Dio che nei suoi propri errori passati.

DAVIDE

Davide, l’uomo secondo il cuore di Dio (il Dolce Cantore d’Israele), dovette superare il senso di colpa dovuto a omicidio e adulterio.

PIETRO

Luca 22:31-34
31 [E il Signore disse:] “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano;
32 ma io ho pregato per te, affinchè la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli”.
33 Pietro gli disse: “Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte”.
34 E Gesù: “Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi”.

Gesù sapeva in anticipo che Pietro stava per fallire, eppure Lui

* lo ha amato comunque
* lo ha salvato comunque
* lo ha chiamato comunque.

Se ti aggrappi alla tua fede nel bel mezzo di un insuccesso, la tua fede ti ricondurrà dal fallimento al successo.

PAOLO

1 Timoteo 1:12-13

12 Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me,
13 che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità.

Filippesi 3:13

13 Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti…

Tutti questi uomini hanno dovuto ricevere misericordia e compassione per ricominciare daccapo.

Se c’è stata speranza per loro, c’è speranza per noi.

Il Dio dei nuovi inizi ha operato nelle loro vite ed Egli opererà anche nelle vostre!

Ci sono persone nelle congregazioni di tutto il Paese che si sono arrese interiormente – stanno semplicemente comportandosi in maniera meccanica, senza interesse.

Sono persone interiormente rassegnate a limitazioni vincolanti.

Ora, il Dio dei nuovi inizi vuole

* rinnovarti
* ringiovanirti
* rinfrescarti.

Ma tu devi permetterGlielo. Devi lasciarti il passato dietro le spalle. Non puoi arrenderti e crogiolarti nei fallimenti passati.

 

Gesù e la Gabbietta per Uccellini Rev. Paul Harvey

Gesù e la Gabbietta per Uccellini
Rev. Paul Harvey

Il Predicatore bostoniano Dr. S. D. Gordon, appoggiò una malconcia, ricurva e arrugginita gabbia per uccellini di fianco al suo pulpito quando raccontò questa storia.

Un trasandato e sporco ragazzino di circa 10 anni stava risalendo un vicolo ondeggiando quella vecchia gabbietta, sul fondo della quale si trovavano alcuni uccellini tremolanti.

Il compassionevole Dr. Gordon chiese al ragazzino dove avesse trovato gli uccellini.

Egli rispose di averli catturati con una trappola.

Il Dr. Gordon quindi gli chiese che cosa volesse fare con essi.

Il ragazzino rispose che avrebbe giocato con loro e che si sarebbe divertito insieme a loro.

Il predicatore disse: “Presto o tardi ti stancherai di loro. Allora cosa ne farai?”.

Il ragazzino rispose: “A casa mia ho alcuni gatti. A loro piacciono gli uccelli. Li darò in pasto ai miei gatti!”.

Il Dr. Gordon chiese: “Figliolo, quanto vuoi per quegli uccellini?”.

Il ragazzino, sorpreso, esitò e rispose: “Signore, lei non ha bisogno di questi uccellini. Sono solo semplici vecchi uccelli di campagna. Non sanno nemmeno cantare. Sono brutti!”.

Il predicatore replicò: “Semplicemente, dimmi. Quanto vuoi?”.

Il sudicio ragazzino ci pensò su. Socchiuse un occhio. Calcolò e, titubante, disse: “Due dollari?”.

Cogliendolo di sorpresa, il Dr. Gordon mise la mano in tasca e tese al ragazzino due banconote da un dollaro.

Il predicatore prese la gabbietta.

Il ragazzino, in un attimo, risalì il vicolo.

In una fessura riparata tra due edifici, il Dr. Gordon aprì la porta della gabbietta e picchiettando sulle sbarre arrugginite incoraggiò gli uccellini, uno alla volta, a trovare la via d’uscita attraverso la stretta porticina, per poi farli volare via.

Così, avendo giustificato la presenza della gabbietta vuota di fianco al suo pulpito, il predicatore continuò raccontando quella che, all’inizio, poteva sembrare una storia completamente diversa.

C’erano una volta Gesù e il Diavolo che negoziarono una trattativa.

Satana si stava vantando su come avesse costruito una trappola nel giardino di Eden e come avesse catturato per sè un mondo pieno di persone.

“Che cosa ne farai di tutti quegli individui nella tua gabbia?”, Gesù volle sapere.

Il Diavolo rispose: “Giocherò con loro, li prenderò in giro. Li farò sposare e divorziare e litigare e uccidere gli uni gli altri. Insegnerò loro a tirarsi le bombe. Mi divertirò con loro!”.

Gesù disse: “Tu non ti potrai divertire con loro per sempre. Quando ti stancherai di giocare, che cosa ne farai?”.

Satana rispose: “Li condannerò! Non valgono comunque nulla! Li condannerò! Li ucciderò!”.

Gesù chiese: “Quanto vuoi per loro?”.

Satana disse: “Non dirai sul serio! Se te li vendo, loro comunque ti sputeranno in faccia. Ti odieranno. Ti percuoteranno e ti bastoneranno. Ti pianteranno dei chiodi nel corpo! Non valgono nulla!”.

Gesù replicò: “Quanto?”.

Satana rispose: “Tutte le tue lacrime e tutto il tuo sangue. Quello è il prezzo!”.

Gesù prese la gabbia, pagò il prezzo, e aprì la porta.

 

Fede Superficiale – Miti sulla Maturità Spirituale (prima parte)

Fede Superficiale – Miti sulla Maturità Spirituale (prima parte)
Rev. Tony Cooke

Spesso mi capita di ascoltare espressioni di preoccupazione da parte di alcuni leader spirituali riguardo alla mancanza di profondità nella fede delle persone. Il Cristianesimo superficiale si può evidenziare con cinque “C”.

  • E’ CASUALE, non dedicato.
  • E’ basato sulla CONVENIENZA, non sul patto.
  • Conosce il COMFORT, ma non la croce.
  • E’ COMPROMESSO, non consacrato.
  • Produce CARNALITA’, non somiglianza a Cristo.

Crescita e maturità sono i normali e ovvii risultati che ci aspettiamo dopo un’iniziale decisione di seguire Gesù.

  • Efesini 4:15 (NLT) – … noi diremo la verità con amore, crescendo in ogni cosa sempre più somiglianti a Cristo.
  • 2 Tessalonicesi 1:3 – … la vostra fede cresce grandemente…
  • 2 Pietro 3:18 – … crescete invece nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
  • 1 Pietro 2:2 (NLT) – … voi dovete desiderare ardentemente il puro latte spirituale affinchè cresciate fino a raggiungere la piena esperienza della salvezza.

Se non stiamo sperimentando progresso nel nostro sviluppo spirituale, dovremmo cercare diligentemente Dio per scoprirne il perchè, e per stimolare il nostro avanzamento nella fede. Francois Fenelon disse: “Non c’è nulla di più pericoloso per la tua salvezza, più immeritevole per Dio e più dannoso per la tua felicità personale, che essere contento di rimanere come sei”.

Gelet Burgess sottolineò: “Se negli ultimi anni non hai abbandonato almeno una tra le tue più forti opinioni e non ne hai acquisito una nuova, controllati il polso. Potresti essere morto”. John Rooney affermò: “Il modo più veloce per diventare vecchio, è smettere di imparare nuovi stratagemmi”.

PERCHE’ NON C’E’ CRESCITA?

Perchè dunque certe persone non crescono come Dio desidera? Forse perchè noi erroneamente crediamo che certe cose producano automaticamente maturità spirituale, quando invece non è così. Guardiamo alcuni di questi miti comuni.

MITO # 1.  Il TEMPO ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Quando si parla di crescita spirituale, il tempo certamente aiuta, e presenta un contesto all’interno del quale la crescita si possa verificare. Ma il solo tempo non è la garanzia che la crescita sia avvenuta o debba avvenire. Ed Cole disse: “L’opinione popolare è che la maturità venga con l’età. Non è vero. Con l’età tu invecchi. La maturità invece viene accettando la responsabilità in tutte le aree della tua vita”.
Questa verità è evidente nel seguente commento fatto agli Ebrei cristiani (5:12): Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido”. Sembra davvero un’accusa!

L’osservazione riguardo al fatto di arrivare ad avere bisogno di latte sembra dare l’impressione che gli Ebrei cristiani fossero in realtà regrediti anziché progrediti. Abbiamo bisogno di essere certi che ci stiamo muovendo nella giusta direzione nel nostro cammino spirituale. Abraham Lincoln un giorno disse: “Io cammino lentamente, ma non cammino mai all’indietro”.

Nell’Antico Testamento troviamo il racconto di un giovane di nome Elihu, che stava seduto rispettosamente (e silenziosamente) mentre quattro uomini, più anziani e più maturi, litigavano inutilmente. Alla fine lui disse: "Io sono ancora giovane di età e voi siete vecchi; perciò ho esitato e ho avuto paura a esporvi la mia opinione. Dicevo: ‘Parlerà l’età, e il gran numero degli anni insegnerà la sapienza’. Ma nell’uomo c’è uno spirito, ed è il soffio dell’Onnipotente che gli dà intelligenza. Non sono necessariamente i grandi ad avere sapienza o i vecchi a intendere la giustizia”(Giobbe 32:6-9).

Io comprendo che una magnifica “stagionatura” possa verificarsi attraverso il tempo e l’esperienza, ma siamo stati anche testimoni di giovani le cui anime sono state meravigliosamente toccate da Dio, e abbiamo visto in loro sapienza e carattere aldilà della loro età. Io credo che questo sia ciò che Davide aveva in mente quando disse: “I nostri figli nella loro giovinezza siano come piante rigogliose…” (Salmo 144:12). Il tempo da solo non è sufficiente; è ciò che tu fai con esso e durante quel tempo che ti rende spiritualmente maturo.

MITO # 2.  La VICINANZA ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

La “prossimità” si riferisce alla vicinanza, e in questo contesto stiamo parlando dell’essere vicini a una persona devota a Dio o a un gruppo di credenti. Ancora una volta, questo può aiutare, ma non garantisce la maturità.

  • Giuda era vicino a Gesù.
  • Anania e Saffira facevano parte della chiesa.
  • Simone il mago (Atti 8:13) credette nel vangelo, fu battezzato e addirittura “stava del continuo con Filippo”, ma certamente non era maturato nel modo in cui Dio desiderava.
  • Felice (Atti 24:25-26) conversava spesso con Paolo.

Ecclesiaste 8:10 (NIV) ci mostra un avvincente e sobrio resoconto di coloro che erano “attorno” a un’atmosfera religiosa, ma non cambiarono mai. Si legge: “Ho visto gli empi venire sepolti – coloro i quali erano soliti entrare e uscire dal luogo santo…”.

Mentre è buono avere delle relazioni strette con i credenti ed essere attivamente coinvolti in un luogo di adorazione, noi dobbiamo cercare molto di più della semplice “prossimità”; dobbiamo permettere a noi stessi di essere trasformati dalla Parola e dallo Spirito di Dio. La vicinanza non sostituisce una vita di obbedienza! Ci inganniamo se pensiamo che, solo perchè abbiamo un pastore unto o un amico devoto, o perchè frequentiamo una buona chiesa, allora siamo automaticamente maturi dal punto di vista spirituale. Queste cose possono aiutare, ma non sostituiscono una crescita nell’obbedienza, nel nostro carattere e nella nostra relazione con Dio.

MITO # 3.  L’APPARENZA ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Quante volte l’apparenza è stata fuorviante? Quante volte abbiamo percepito qualcosa che sembrava fosse un buon affare, ma invece è caduto a pezzi? Quante volte abbiamo visto qualcuno che sembrava ispirasse ammirazione e forse lo abbiamo addirittura messo su un piedistallo, solo per venire successivamente a conoscenza di alcuni tratti della sua vita, che erano tutto tranne che ammirevoli?
Gesù ci ha messo in guardia contro il giudicare secondo le apparenze quando disse: “Siate onesti nel vostro giudizio e non decidete a colpo d’occhio (superficialmente e secondo l’apparenza); ma giudicate equamente e giustamente” (Giovanni 7:24, Amp).

Addirittura il profeta Samuele quasi cadde nella “trappola dell’apparenza”. Quando egli esaminò Eliab (il fratello di Davide) come potenziale re, Dio gli disse: "Non badare al suo aspetto né all’altezza della sua statura, poiché io l’ho rifiutato, perché l’Eterno non vede come vede l’uomo; l’uomo infatti guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore" (1 Samuele 16:7).

E’ importante realizzare che portare con sè una Bibbia, indossare una spilletta a forma di pesce, avere un adesivo sul paraurti con la scritta “Gesù” e parlare il “cristian-ese” non sono indicatori di vera maturità spirituale. L’apparenza esteriore non costituisce necessariamente una qualità interiore. In 2 Corinzi 5:12, Paolo parla di “coloro che si gloriano nell’apparenza e non nel cuore. La versione NLT traduce quella frase: “…coloro che si vantano di avere un ministero spettacolare anzichè avere un cuore sincero”.

TO BE CONTINUED…

Il mese prossimo, analizzeremo altri quattro fattori che non ci rendono automaticamente maturi dal punto di vista spirituale. Nel frattempo, continuiamo la reale ricerca di ciò che Dio vuole che perseguiamo nelle nostre vite.
Ricorda quello che Paolo ha detto in Filippesi 3:12 – Non che io abbia già ottenuto il premio, o sia già arrivato al compimento, ma proseguo per poter afferrare il premio, poiché anch’io sono stato afferrato da Gesù Cristo.

Questo mi ricorda un po’ l’affermazione che una persona fece tempo fa: “Non essere te stesso. Sii superiore rispetto all’individuo che sei stato ieri”.

 

Fede Superficiale – Miti sulla Maturità Spirituale (seconda parte)

Fede Superficiale – Miti sulla Maturità Spirituale (seconda parte)
Rev. Tony Cooke

Il mese scorso abbiamo introdotto il tema della “fede superficiale” e abbiamo presentato alcuni miti riguardanti la maturità spirituale. In particolare abbiamo identificato tre fattori che non rendono né automaticamente, né necessariamente matura una persona dal punto di vista spirituale. Essi sono: il Tempo (essere salvati per un certo periodo di tempo), la Vicinanza (essere circondati da membri di chiesa o da persone spiritualmente mature) e l’Apparenza (avere una forma esteriore o un aspetto di spiritualità).

Abbiamo anche evidenziato l’affermazione di Paolo riguardo alla maturità (o perfezione) che si presenta come una continua ricerca. In Filippesi 3:12 egli disse: “Non che io abbia già ottenuto il premio, o sia già arrivato al compimento, ma proseguo per poter afferrare il premio, poiché anch’io sono stato afferrato da Gesù Cristo”. In altre parole, la maturità è più un bersaglio in movimento che una posizione sedentaria.Una volta che una persona trae la conclusione di aver raggiunto lo stato massimo di maturità, significa che lei si è semplicemente lasciata cullare in una condizione di inganno e di ristagno spirituale.

Questo mese diamo uno sguardo ad altri miti che si sviluppano attorno all’idea di maturità spirituale. Consideriamo altri quattro fattori che, in se stessi o da se stessi, non necessariamente o automaticamente conducono alla maturità.

MITO # 4.  Le PROVE ti rendono automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Giacomo 1:12 ci dice: “Beato l’uomo che persevera nella prova…”. Sfortunatamente abbiamo spesso letto e interpretato quel versetto come se dicesse: “Beato l’uomo che sperimenta la tentazione”. Molte persone che hanno semplicemente sopportato le tentazioni, le prove e le tribolazioni, sono uscite da quelle esperienze abbattute, scoraggiate e sconfitte. Non è la prova che porta la benedizione, ma è il resisterla che ci consente di crescere e maturare. Resistere significa sopportare, rimanere fermi, perseverare e accettare la sofferenza con fermezza e calma. Si dice che le prove o ci inacidiscono o ci migliorano, e io credo che possiamo scegliere quale possa esserne il risultato.

Le prove sono un po’ come i pesi. Nessun atleta è mai diventato più forte a causa dei pesi. E’ ciò che l’atleta fa contro quei pesi (sollevandoli ed esercitando pressione contro di essi) che lo rende forte. Allo stesso modo, è la nostra risposta alle avversità della vita (agire sulla Parola di Dio, avere fiducia in Dio, perseverare, gettare le nostre preoccupazioni sul Signore, ecc.) che porta maturità e sviluppo nelle nostre vite. Le prove ci procurano un’opportunità o un’occasione per operare in quei modi, ma le prove in se stesse non necessariamente producono maturità in noi.
Ecco perchè noi dovremmo vedere le prove come un’opportunità per avere fiducia in Dio e per vederLo operare meraviglie per noi e in noi. Penso che questo sia il motivo per cui Paolo, in Romani 5:3-4, si espresse nel seguente modo: “E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza”.

MITO # 5.  La CONOSCENZA ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Ci sono molte cose da dire a favore della conoscenza (Osea 4:6, Giovanni 8:32, 2 Pietro 1:2, ecc.), ma quella è un’altra lezione. Mentre la conoscenza può essere una grande risorsa di benedizione nella vita di un individuo, la sola conoscenza – il semplice accumulo di informazione – non crea automaticamente maturità spirituale nella vita di una persona. Conoscere i fatti della Bibbia non sostituisce l’agire su di essa o l’essere trasformati dalla verità.

Paolo disse che i Corinzi erano “… arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza(1 Corinzi 1:5), ma subito dopo disse, riguardo alle stesse persone: “Io… non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma vi ho parlato come a dei carnali, come a bambini in Cristo. … perché siete ancora carnali. Infatti, poiché fra voi vi è invidia, dispute e divisioni, non siete voi carnali e non camminate secondo l’uomo?” (1 Corinzi 3:1-3).

I Corinzi avevano conoscenza, ma quella conoscenza non si era tradotta in maturità spirituale nelle loro vite.

Parlando di carne sacrificata agli idoli, Paolo disse a questa stessa chiesa: “Sì, sappiamo che ‘noi tutti abbiamo conoscenza’ riguardo a questo argomento. Ma mentre la conoscenza ci fa sentire importanti, è l’amore che fortifica la chiesa. Chiunque dichiari di conoscere tutte le risposte, di fatto non conosce molto. Ma la persona che ama Dio è quella che Dio riconosce” (1 Corinzi 8:1-3, NLT).

L’Apostolo Giacomo enfatizzò vivamente che ciò che conta è l’agire sulla Parola di Dio, non semplicemente ascoltarla o conoscerla. Considera ciò che disse (Giacomo 1:22-25 – Versione Message): “Non illuderti pensando di essere un uditore quando sei tutt’altro che questo, poiché lasci che la Parola ti entri da un orecchio e ti esca dall’altro. Agisci su ciò che odi! Coloro che odono e non agiscono sono come coloro che danno un’occhiata allo specchio, se ne vanno via, e due minuti dopo non hanno idea di chi essi siano e a chi somiglino. Ma chiunque cattura uno scorcio del consiglio rivelato di Dio – la vita libera! – anche solo con la coda dell’occhio, e vi aderisce, non è un distratto smemorato ma un uomo o una donna d’azione. Quella persona troverà diletto e affermazione nell’azione”.

Dico questo con compassione, non per riderne, ma ricordo un individuo con il quale dialogai una ventina di anni fa; aveva un’incredibile comprensione intellettuale della Bibbia, ma la sua vita era un disastro. Lui poteva terminare la citazione di una qualsiasi Scrittura che io menzionassi, ma per qualche motivo, nessuna parte della sua conoscenza si traduceva in una vita fruttifera o trasformata.

MITO # 6.  I DONI SPIRITUALI ti rendono automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Nel nostro ultimo punto, abbiamo riportato l’affermazione di Paolo riguardo al fatto che i Corinzi fossero carnali e non spirituali. Lui si rivolse a loro addirittura come a bambini spirituali. In 1 Corinzi 1:5 egli non riferì semplicemente che fossero ricchi in conoscenza, ma osserva cos’altro disse nei loro confronti nei versetti 6 e 7:
“… perché in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, per la testimonianza di Cristo che è stata confermata tra voi, così che non vi manca alcun dono…”.

Nella chiesa di Corinto c’era una tale abbondanza di doni spirituali in manifestazione, che Paolo vi dedicò un intero capitolo (1 Corinzi 14) per spiegare l’uso appropriato della profezia, così come delle lingue e dell’interpretazione. Nel capitolo precedente, lui addirittura enfatizzò il fatto che non importa quanti doni spirituali o quanta conoscenza tu abbia; se non sviluppi e non pratichi l’amore di Dio, qualsiasi altra cosa è vana.

1 Corinzi 13:1-3.

1 Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. 2 E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. 3 E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova.

Quando ti fermi e pensi ai Corinzi – un gruppo di credenti che erano arricchiti in conoscenza e che avevano addondanza di doni spirituali – è incredibile immaginare che si ubriacassero durante il servizio della Cena del Signore, che si citassero in tribunali laici e che avessero tra loro così tante contese e divisioni. Apparentemente loro vedevano i doni spirituali come giocattoli, non come strumenti. Quando vengono usati appropriatamente, i doni spirituali possono aiutare grandemente nell’edificazione del Corpo di Cristo e ci possono portare verso la maturità, ma da se stessi e per se stessi, non ci rendono automaticamente maturi dal punto di vista spirituale.

MITO # 7.  Il MINISTERO ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Servire Dio è una cosa meravigliosa, ed è un vero privilegio quando il Signore ci chiama e ci dà la grazia di operare in qualche tipo di abilità ministeriale. E’ importante tenere a mente, però, che solo perché un individuo ha ricevuto qualche tipo di dono con il quale amministrare, questo non significhi che anche il suo carattere si sia necessariamente sviluppato insieme al dono. Tant’è vero che alcune persone erroneamente vedono l’attività ministeriale come un sostituto alla crescita personale.

Alcuni anni fa ho sentito un ministro affermare che “mentre sono in procinto di diventare grandi ministri, alcuni diventano pessimi cristiani”. E’ veramente una cosa triste vedere una persona che diventa efficiente nel predicare la Parola, ma poi è manchevole nel viverla.

Nel leggere Luca 10:38-42 (la storia di Marta e Maria), risulta ovvio che Marta fosse una brava donna che avesse una reale attitudine a servire. Durante lo svolgimento di quello stesso servizio, però, lei apparve distratta ed evidentemente invidiosa nei confronti di Maria. Gesù le disse che lei fosse “preoccupata e inquietata per molte cose” e confermò come migliore la decisione di Maria di sedere semplicemente ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua Parola.

Questo non significa che Gesù non apprezzi coloro che servono, ma Egli valorizzò la crescita personale che Maria stava manifestando e sperimentando. Forse Gesù era cosciente del fatto che le persone si possono “consumare” mentre servono, a meno che non abbiano alla base un’intensa relazione con Lui, che poi carburi il loro stesso servizio. Forse la posizione che Lui ha assunto in quel contesto ha semplicemente rivelato le priorità alle quali Lui stesso si stava attenendo.

SOMMARIO

Molti di questi fattori (il tempo, la vicinanza, la conoscenza, ecc.) possono certamente contribuire alla nostra maturità spirituale SE ci dedichiamo all’obbedienza e SE permettiamo alla somiglianza di Cristo e al frutto dello Spirito di svilupparsi nelle nostre vite. Ma non dobbiamo permettere a noi stessi di cullarci in un senso di noncuranza, nè di dare per scontato che queste caratteristiche siano delle sostituzioni alla maturità o che esse automaticamente ci rendano maturi spiritualmente. Possa Dio aiutare ciascuno di noi a entrare nella vera maturità in Cristo!

 

Essi Parlano in Altre Lingue

“Sei mai stato salvato?”. Un giovanotto con gli occhi piuttosto grandi mi sorprese con questa domanda mentre aspettavamo l’autobus. Mi porse un opuscolo con un’immagine dell’inferno sulla copertina. “Certo”, risposi. “Una volta quando avevo nove anni stavo nuotando alla Jones Beach di Long Island, e una forte corrente iniziò a trascinarmi al largo. … read more

Fede e Medicina by Rev. Tony Cooke

Fede e Medicina
Rev. Tony Cooke

Domanda: Mi è stata diagnosticata una certa malattia e sto assumendo dei farmaci. Recentemente ho scoperto che esiste la “Guarigione Divina”. Sono molto entusiasta per ciò che ho udito, e sto credendo in Dio per la guarigione. La mia domanda è relativa alle medicine che sto prendendo. Dovrei interrompere il mio trattamento come atto di fede? L’assunzione di farmaci è una contraddizione alla mia fede? Sono un pochino confuso su ciò che dovrei fare a questo proposito.

Risposta: Le domande che fai sono molto valide. In realtà, molte persone si sono poste quesiti e hanno sperimentato confusione riguardo a questi stessi problemi. Sembra che, indipendentemente dall’argomento in discussione, si tenda ad andare da un estremo all’altro. E’ come un pilota che non riesca a tenere la propria auto fuori dal fossato da entrambi i lati della strada. Sul tema “fede e medicina”, alcuni individui insegnano che Dio non guarisce più o, se lo fa, lo fa raramente. Loro sostengono che l’era dei miracoli sia superata. Altri vanno all’estremo opposto e dichiarano che non solo Dio continua a guarire, ma che è addirittura un peccato per un Cristiano rivolgersi a dottori o assumere medicinali per ottenere la guarigione.

Il problema con il primo tipo di insegnamento è ovvio. Esso nega la verità biblica che Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno (Ebrei 13:8). La Bibbia semplicemente non insegna che la potenza di Dio sia stata rilegata in un certo arco di tempo. Noi serviamo lo stesso Gesù che è vissuto e ha guarito circa 2000 anni fa. Noi abbiamo lo stesso Spirito Santo che Lo ha unto per compiere le opere meravigliose che Egli ha fatto. La compassione e la misericordia di Dio non sono cambiate, così come nemmeno le Sue promesse.

Il pericolo del secondo estremo è altrettanto chiaro. Al Corpo di Cristo è stato portato molto discredito da individui che hanno predicato contro dottori e contro l’uso di farmaci da parte dei Cristiani. Nel corso degli anni ho raccolto numerosi articoli di giornale che riguardavano persone che avevano sofferto e addirittura erano decedute inutilmente a causa di questo tipo di approccio. In alcuni casi, genitori avevano rifiutato aiuto medico per i loro figli basandosi su convinzioni religiose. Aldilà del pubblico spettacolo e del dolore fisico che questo crea, molte persone hanno sofferto emotivamente e spiritualmente per i sensi di colpa, vergogna e condanna che sono stati riversati su di loro da coloro che avevano sostenuto e difeso questa erronea ideologia.

Credo che sia inopportuno che alcune persone abbiano scelto di infossare la medicina davanti alla fede come se queste fossero in qualche modo avversarie l’una dell’altra. Credo che queste due forze debbano essere viste come complementari, non come contraddittorie. Dopotutto, sia la tua fede che il tuo dottore stanno cercando di mirare allo stesso obiettivo: la tua salute e la tua guarigione. La mia convinzione è che medicina e fede possano essere integrate, non separate l’una dall’altra.

Ti prego di considerare i seguenti punti mentre cerchi di risolvere questo problema nel tuo modo di pensare:

1. In Luca 10:30-37, Gesù raccontò la storia di un uomo chiamato “Il Buon Samaritano”. In questa storia il Samaritano incontrò un individuo che era stato bastonato ed era seriamente ferito. Curò le ferite dell’uomo con olio e vino (i migliori medicinali che lui potesse procurarsi in quel momento) e bendò le sue ferite. Inoltre si assicurò che l’uomo si prendesse del tempo per recuperare e guarire dalle proprie ferite. Gesù elogiò il Samaritano per le sue azioni misericordiose, e disse che il suo fosse un esempio degno di imitazione. Apparentemente Gesù non era contro l’uso della medicina quando fosse stata necessaria.

2. Proverbi 3:27 dice: “Non rifiutare il bene a chi è dovuto, quando è in tuo potere il farlo”. Ci sono volte in cui noi abbiamo qualcosa di buono e vantaggioso a nostra disposizione. La Bibbia ci dice che quando abbiamo gli strumenti, le risorse e i mezzi per fare il bene, non dovremmo rifiutare di offrirlo alla persona nel bisogno. Il principio trasmesso da questa Scrittura si potrebbe applicare nel caso in cui un genitore abbia accesso ai farmaci che aiutino un figlio sofferente? Penso di sì.

3. Nella versione della Septuaginta (la traduzione greca delle Scritture ebraiche) di Proverbi 18:9 leggiamo: “Colui che non usa i propri sforzi per guarire se stesso è fratello di colui che commette suicidio”. Questo è un versetto potente! In esso vediamo che Dio si aspetta che facciamo quello che possiamo per aiutare noi stessi. Se tu accidentalmente mettessi una mano su un fornello caldo, la toglieresti subito istintivamente. Perchè? Quando Dio ci ha creato come esseri umani, ha formato gli istinti dentro di noi che ci portano a fare qualsiasi cosa sia necessaria per proteggere noi stessi e mantenerci incolumi. Una persona dovrebbe calpestare i propri istinti donati da Dio per non fare ciò che è in suo potere per aiutare se stesso.

4. 1 Giovanni 3:17 dice: “Ora, se uno ha dei beni di questo mondo e vede il proprio fratello che è nel bisogno e gli chiude le sue viscere, come dimora in lui l’amore di Dio?”. La Bibbia Amplified qui si riferisce a “… risorse a sostegno della vita…”. Anche se Giovanni non sta parlando specificatamente di medicina, io credo che il principio si possa comunque applicare.

5. L’Apostolo Paolo perorò l’uso di una sostanza “naturale” per curare un problema fisico cronico che il suo giovane assistente Timoteo stava soffrendo. 1 Timoteo 5:23 dice: “Non bere più soltanto acqua, ma fa’ uso di un po’ di vino a causa del tuo stomaco e per le tue frequenti infermità”. Il Commentario Biblico della New International Version, riguardo al commento di Paolo, dice: “Apparentemente per proposito medico, viene detto a Timoteo di non ridursi a bere acqua ma di ‘usare un po’ di vino a motivo del tuo stomaco e delle tue frequenti infermità’. La parola ‘vino’ è a volte usata nella Septuaginta per indicare succo d’uva non fermentato. Inoltre, si è generalmente d’accordo sul fatto che il vino ai tempi di Gesù fosse normalmente poco alcolico e, specialmente nell’usanza dei Giudei, fosse spesso diluito con acqua. Per di più, l’acqua potabile non era sempre immediatamente disponibile in quei paesi orientali”.

6. Poni a te stesso la seguente domanda: “Chi ha dato a dottori e ricercatori la sapienza per essere capaci di scoprire farmaci e trattamenti per aiutare gli ammalati?”. Io credo che sia stato Dio stesso.

7. Ricorda che avere fede non sottindende negare l’esistenza di un problema. Davide non negò l’esistenza di Goliath. Egli credette che Dio lo avrebbe aiutato a vincere quella sfida. Allo stesso modo, avere fiducia in Dio per la guarigione non significa negare la realtà di un problema fisico. Quando Epafrodito, l’amico di Paolo, era malato, Paolo fu molto onesto riguardo alla situazione. Egli non usò un gioco di parole per negare l’evidenza. Disse: “Difatti egli è stato malato e molto vicino alla morte, ma Dio ha avuto pietà di lui…” (Filippesi 2:27a). Alcune persone si sono messe nei guai perché hanno pensato che negare l’esistenza di un problema fosse un atto di fede.

8. Ricordati che Paolo disse che dobbiamo essere trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente (Romani 12:2), non mediante la ‘rimozione’ della nostra mente. Dio non è contrario a coloro che usano il buon senso quando devono affrontare le sfide della vita. Mi sembra giusto, qualora una sfida si presenti, colpirla con ogni arma che si abbia a disposizione. Non trascurare l’area pratica della tua vita concentrandoti solo su quella spirituale, ma non comportarti nemmeno all’opposto, trascurando l’area spirituale mentre ti applichi solo a quella pratica e materiale. Usa ciò che di buono il mondo offre e godi il beneficio di qualsiasi aiuto sia disponibile nel naturale, ma assicurati di avere fiducia in Dio prima di tutto e anzitutto.

Se usi farmaci o hai subìto un’operazione chirurgica, continua ad avere fiducia in Dio, e guarda a Lui come tuo Grande Medico. Usa buon senso nell’utilizzo di qualsiasi strumento sia disponibile per soccorrerti. Abbi fede che Dio operi non solo attraverso i mezzi naturali disponibili, ma anche al di sopra e aldilà di qualsiasi aiuto l’uomo possa offrire.

In chiusura, permettimi di offrirti alcune riflessioni pastorali. In oltre due decenni di ministero, ho visto molte persone guarire come risultato di fede e preghiera. Io credo fermamente nella bontà di Dio e nella Sua misericordia, e credo che Egli si stia ancora occupando di guarigione.

Ho visto però anche situazioni in cui sembrava che persone operassero nella follia della presunzione decidendo di disprezzare o rifiutare il consiglio medico. Ho visto condizioni di salute giungere a uno stadio avanzato acuto e critico che si sarebbe potuto evitare se la persona avesse agito in tempo. Credo che sia molto triste vedere qualcuno rifiutare una terapia disponibile o un trattamento farmacologico prescritto, specialmente quando una condizione è ancora a un livello curabile.

Come regola generale, io incoraggio le persone ad accordarsi con il proprio dottore, seguirne i consigli e ricevere le cure farmacologiche indicate. Nello stesso tempo le esorto anche ad avere fiducia in Dio e a guardare a Lui come al proprio Guaritore. Riempi te stesso con la Parola di Dio e con le promesse di Dio sulla guarigione per fare crescere la tua fede e per mantenerla salda. Il tuo medico potrebbe credere nella guarigione divina oppure no, ma ti può sicuramente comunicare quando un cambiamento si sia verificato nel tuo corpo. Sia che questo si manifesti per cause naturali, per intervento soprannaturale o per la combinazione dei due fattori, il tuo dottore può riconoscerlo e modificare o interrompere qualsiasi terapia o trattamento egli ti abbia prescritto. Penso che questo approccio rifletta la sapienza di Dio, perché non pone la fede e la medicina in opposizione l’una all’altra, ma le integra facendole operare insieme per il bene di coloro che Dio ama.

 

Alla Ricerca di Paco

In Spagna si racconta la storia di un padre e un figlio che da tempo non avevano più contatti. Il figlio era scappato di casa, e un giorno suo padre decise di ritrovarlo. Lo cercò per mesi, ma senza risultato. Alla fine, al suo ultimo tentativo disperato, il padre pubblicò un annuncio su un quotidiano di Madrid. … read more

Completa lo spazio in bianco by Rev. Tony Cooke

Qual è la prima cosa che ti viene in mente? Ci sono molte risposte “corrette.” Molte persone, nel leggere queste parole, probabilmente hanno pensato: “Dio è amore.” Certamente non discuterai su questo. Altri avranno pensato: “Dio è buono”.  Ancora risposta corretta. E allora che dire riguardo a magnifico, grande, forte, meraviglioso o potente? Ovviamente, queste e molte altre risposte sarebbero accurate. … read more